Laurea in viticoltura: gli ammessi sono 75
In quattrocento al test per la triennale organizzata da Università e Fondazione Mach. Molte le donne
TRENTO. Sono 75 gli studenti ammessi al corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia all'Università di Trento, a fronte di una partecipazione al test di ingresso di circa 400 studenti da tutta Italia. Un corso, fortemente attrattivo per gli studenti che in buona parte arrivano da fuori regione e con una presenza femminile discretamente numerosa, teso a formare viticoltori ed enologi capaci di operare su tutta la filiera del vino. Si presenta così questo percorso di Laurea triennale, organizzato dall'Università di Trento insieme alla Fondazione Mach di San Michele all'Adige. Il corso, giunto al secondo anno di programmazione esclusiva da parte di Trento, dopo alcuni anni di Interateneo con Udine, ha preso il via ieri, puntando sulla didattica in laboratorio e sulla collaborazione con le aziende del territorio.
Laura Salvetti, dello staff Didattica del Centro 3A Agricoltura Alimenti Ambiente, illustra i numeri del corso: «Nel 2018, circa 400 studenti hanno partecipato al test d'ingresso, contro i 150 dell'anno precedente. Sono 75 gli studenti ammessi, di cui un terzo provengono dal Trentino-Alto Adige, un terzo dal Nord-est, un terzo dal resto d'Italia, persino dalla Sicilia. Un terzo sono studentesse, a confermare come l'enologia sia un settore attrattivo per le donne».
Ilaria Pertot, direttrice del Centro 3A della Fondazione Mach, sottolinea l'orientamento pratico del percorso: «La collaborazione con le aziende locali consente agli studenti di confrontarsi con la realtà della produzione vinicola trentina, sperimentando letteralmente sul campo. Le tesi di laurea sono svolte a gruppi sulla base di domande scientifiche proposte dalle aziende, “ho questo problema, cosa devo fare per risolverlo”? Capita spesso che gli studenti trovino lavoro nelle aziende in cui hanno fatto il tirocinio». Pertot sottolinea come il corso tenda a formare operatori dalle competenze articolate: «Non formiamo solo tecnici di cantina, ma copriamo tutta la filiera. Ci sono insegnamenti dedicati alla tracciabilità chimica del vino, che è uno strumento contro le contraffazioni».
«Il corso promuove una sensibilità internazionale -spiega Massimo Bertamini, responsabile del corso- Chiediamo che gli studenti abbiano già in partenza un livello B1 di inglese e spingiamo perché imparino il francese, date le nostre collaborazioni con l'Università di Dijon e le partnership scientifiche con Bordeaux. Offriamo poi il percorso di doppia laurea a Geisenheim in Germania. Il mercato dei vini è internazionale e bisogna esservi preparati».
Sull'attivazione di una Laurea magistrale, la direttrice Pertot si è detta possibilista: «Al momento l'offerta è quella di un corso specialistico in Meteorologia ambientale, ma stiamo pensando ad un percorso più precisamente dedicato all'agro-alimentare». (f.p.)