«Laudato sì», la strada che porta al bene comune

L’enciclica di Papa Francesco al centro del convegno promosso alle Albere dalla Fondazione Centesimus Annus. Bressan: «Va oltre l’eurocentrismo»



TRENTO. L’enciclica di papa Francesco “Laudato sì” è stata l’oggetto del convegno internazionale dei soci della Fondazione Centesimus Annus svoltosi ieri nel Quartiere Le Albere.

La nuova enciclica è stata oggetto di analisi ed approfondimenti da diversi punti di vista con relatori d’eccezione. La lettura teologica l’ha fatta don Michele Tomasi rettore del Seminario Maggiore di Bressanone, quella economica il professor Roberto Zoboli, dell’Università Cattolica, quella filosofica il professor Mauro Ceruti, direttore del Dipartimento Studi classici della Iulm.

Da tutti è emerso come l’enciclica sia un documento di eccezionale valore che ha spinto ad interrogarsi tutte le persone di buona volontà a prescindere dalla religione professata. L’arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, ha definita la Laudato sì un grande punto di riferimento per tutti al punto che ha avviato molte iniziative a livello mondiale. «Questa enciclica ci sorprende perché ha dato ai fenomeni analizzati una dimensione globale superando gli eurocentrici», ha affermato il presidente della Fondazione, Sugranyes Bicker, che ha svolto il ruolo di moderatore. Molto interessante l’analisi fatta dal professor Alberto Quadrio Curzio, che ha moderato la tavola rotonda del pomeriggio alla quale hanno partecipato fra gli altri il professor Angelo Ferro, past presidente dell’Ucid e di una importante organizzazione no profit di Padova nel settore dell’assistenza agli anziani.

Per Curzio uno dei punti cruciali dell’enciclica è l’aver evidenziato la capacità creativa dell’uomo nel contesto della capacità di crescere del genere umano. Interessante nell’enciclica anche il riferimento alle tecnologie che il Papa non condanna, ma vede orientate al bene comune. Il ruolo della capacità creativa delle persone orientata al bene comune attraverso l’opera e il lavoro. Per questo - ha ricordato il professore - è giusto il richiamo di Papa Francesco alla responsabilità della persona ed al lavoro svolto nell’impresa, che deve essere comunità di persone dopo quella della famiglia. Un forte richiamo alle imprese sociali, ha ricordato Quadro Curzio, che non devono né possono sprecare, in quanto lo spreco è un danno economico: il desiderio di fare del bene deve avere come premessa la capacità di farlo bene. Un’ultima considerazione sulla sostenibilità, che comincia con il non sprecare le risorse a disposizione, non dimenticando che queste non sono infinite, e sull’equità, andando incontro alle povertà non a parole ma attraverso le opere. Ed è questo ciò che hanno dimostrato di saper fare i partecipanti alla tavola rotonda del pomeriggio sul tema: investimenti socialmente responsabili: alcune concrete esperienze in Italia e all’estero.(c.b.)













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