ROVERETO. Le versioni sono due: quella della padrona del cagnolino aggredito, e quella del proprietario del pitbull che ha azzannato la bestiola sulla pista ciclabile un paio d'anni fa. La donna, S.B., sostiene che il pitbull è stato aizzato dal padrone, C.C., il quale invece assicura che è stato il cane a sfuggire al controllo e che lui anzi si è prodigato per salvare il piccolo animale dalle potenti mascelle del suo cane. Ma è stato condannato.

L'incontro fortuito tra i due cani è avvenuto sulla pista ciclabile, verso Borgo Sacco. Qui si sono incrociati il pitbull di C.C. e il cane di piccola taglia accompagnato dalla padrona. Secondo la quale, C.C. avrebbe fatto un gesto con il guinzaglio, dando un preciso comando («Dai, azzanna») al proprio cane. Il pitbull avrebbe colto alla lettera l'ordine del padrone, avventandosi sulla bestiola. I padroni dei due cani non si conoscevano e dunque non appare verosimile che si tratti di una demenziale rappresaglia per sanare presunti torti del passato. Il cagnolino, benchè ferito in modo serio, riuscì a salvarsi e C.C. sostiene che fu lui stesso a togliere la bestiola dalle fauci del suo pitbull. A suo dire, il gesto di aizzare il cane non c'è mai stato, semmai fu il pitbull a eludere il controllo del padrone aggredendo l'altro cane. La donna invece è apparsa sicura anche in aula, testimoniando su quanto accaduto quella giornata in ciclabile: C.C. avrebbe impartito l'ordine di attaccare, subito eseguito dall'animale.

A giocare contro C.C. ci sono alcuni precedenti penali, per quanto non specifici, che hanno minato la credibilità dell'imputato di fronte alle domande degli inquirenti. Il giudice Corrado Pascucci non ha creduto alla versione di C.C., accogliendo invece la richiesta di condanna arrivata dal procuratore capo Rodrigo Merlo. C.C. è stato condannato per il reato di maltrattamento di animale (in quanto responsabile del pitbull) a una sanzione amministrativa di 8500 euro.