Lacrime e ricordi nell’addio a don Turbo

Folla a Mezzolombardo ai funerali di don Giancarlo Pellegrini, amato per la passione delle opere e la sintesi delle omelie


di Marco Weber


MEZZOLOMBARDO. Ben 48 sacerdoti, compreso il vescovo Luigi Bressan, hanno concelebrato i funerali con cui la comunità rotaliana ha dato l’ultimo saluto a don Turbo, ovvero don Giancarlo Pellegrini. Oltre a loro, si è riunita una folla immensa di persone proveniente, oltre che da Mezzolombardo (dove don Pellegrini abitava), da San Michele all’Adige, Faedo e dagli altri paesi nei quali aveva svolto la sua missione di sacerdote. C’erano anche una rappresentanza della Croce Bianca Rotaliana e un folto gruppo dei “suoi” alpini. Anche lui infatti era una penna nera.

La commozione era più che palpabile. Il soprannome di «don Turbo» (che usava spesso per firmare i suoi scritti) gli era stata dato amichevolmente per la sua capacità di sintesi, che usava anche nelle prediche: intense e brevi. Era questo un sintomo di grande capacità di relazionarsi con gli altri, come è stato più volte sottolineato negli interventi di chi lo ha salutato dal pulpito alla fine della messa.

«Era generoso, a volte impulsivo, con una grande fede», ha sottolineato il vescovo Bressan, che ha letto stralci della lettera con cui si dimise due anni fa, per motivi di salute, da parroco di San Michele all’Adige e Faedo. Iniziava così: «Ho dato le dimissioni da parroco, ma non da prete».

Il sindaco di San Michele all’Adige, Clelia Sandri, parlando a nome della sua comunità e di quella di Faedo, delle quali dal 1995 al 2011 don Pellegrini è stato parroco: «Sapevi entrare nel cuore della gente, le tue omelie erano brevi ma puntuali. Sei stato un grande esempio di fede cristiana. Ti sei impegnato con passione nelle nostre comunità lasciando tracce indelebili. Hai sempre prestato attenzione alle problematiche del territorio a partire dalle associazioni di volontariato. Ci hai dato e insegnato molto».

Anche su Facebook molte persone hanno ricordato questo prete dal carattere forte e dalle idee chiare, che con poche parole ben dette sapeva toccare le corde più intime delle persone. Un prete che ha saputo farsi ben volere e che sarà ricordato con affetto nelle comunità dove ha prestato la sua opera di “pastore di anime”. Perché «don Turbo», come ha detto una cittadina di Carzano (dove don Giancarlo ha iniziato la sua opera pastorale), era un prete giovane, anticonformista e carico di fede.

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