La tossicodipendente: «Con l’ammoniaca non volevo far male»
L'autrice dell'aggressione è in carcere. La madre telefona alla polizia: spera che vada in comunità e la salvino
TRENTO. È in carcere dove versa in uno stato di profonda prostrazione e grande inquietudine la ragazza di vent’anni arrestata dalla squadra volante della polizia lunedì sera, dopo avere gettato dell’ammoniaca addosso a Concetta Pileggi, direttrice del supermercato Poli di via Maccani. L’episodio ha riportato in luce il caso di questa giovane che, già da minore, era nota alle forze dell’ordine per piccoli reati e per il consumo di stupefacenti. Un tunnel di sofferenza, il suo, che sembra non finire mai. Ieri è andata a trovarla a Spini di Gardolo l’avvocato Filippo Fedrizzi, nominato di fiducia dalla famiglia.
La ragazza ha detto di avere rubato dei generi alimentari perché aveva fame. Sull’aggressione, ha spiegato di essere stata sorpresa dalla direttrice nel garage, dove si stava preparando una dose. Vistasi incalzare, avrebbe reagito in maniera impulsiva, e forse con un moto di stizza, gettando addosso alla donna l’ammoniaca che le serviva per sciogliere la droga. Ha anche sostenuto che le telecamere potrebbero dimostrare quanto il suo gesto fosse stato istintivo e non avesse avuto l’intenzione di fare del male.
Ieri intanto il pm Davide Ognibeni ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura cautelare della detenzione in carcere, mentre l’interrogatorio si terrà nei prossimi giorni. L’accusa è di rapina impropria aggravata: alla vittima, Concetta Pileggi, è stata riscontrata una dermatite con prognosi di 4 giorni. Ieri ha ricevuto anche la solidarietà della Trentino volley, di cui è una grande tifosa. La giovane arrestata aveva numerosi precedenti commessi quando era minorenne, che per la legge si sono “azzerati” con il raggiungimento della maggiore età. Da allora ha però collezionato una serie di denunce per violazione del divieto di dimora a Trento.
La madre ieri ha telefonato alla polizia per chiedere notizie sullo stato di salute della figlia. È apparsa quasi sollevata dalla misura dell’arresto, nella speranza che la giovane possa essere mandata dal giudice in una comunità di recupero che possa sottrarla a un destino che sembra segnato. Quattro anni fa la donna aveva rivolto un appello in questo senso alle forze dell’ordine: «Arrestate mia figlia», aveva detto. «Lo so, è brutto quello che dico, questo una mamma non lo dovrebbe mai dire. Ma è l’ultima occasione per salvare mia figlia. È ammalata, fa uso di eroina, è sfruttata da un uomo molto più grande di lei ed ha bisogno di aiuto. Deve entrare in comunità, l’ultima situazione per uscire da una condizione che la sta distruggendo...».
L’ex tutore Fabiano Lorandi, presidente dell’associazione Ubalda Girella, ha confermato ieri che la giovane soffre di problemi di natura psichiatrica e di tossicodipendenza; ha aggiunto che in questi anni si è cercato di fare di tutto per aiutarla, con la collaborazione dei servizi sociali, ma senza esito; una svolta in senso negativo - ha spiegato - è stata l’incontro con un uomo più vecchio di lei di una decina di anni, che l’ha trascinata nel mondo della tossicodipendenza. La ventenne è stata in tre comunità: nel Cuneese, a Conegliano e a Merano. Dalle prime due è scappata, dalla terza l’ha portata via quell’uomo. Oggi abita in alloggi di fortuna e vive di espedienti.