La sentenza: «Marter, omissioni della Provincia»
Trento, sull'inquinamento di Monte Zaccon il giudice attacca Piazza Dante
TRENTO. «La Provincia è responsabile per monte Zaccon». Nelle motivazioni della sentenza di condanna di Simone Gosetti il giudice Carlo Ancona è molto duro con la Provincia accusata di aver omesso «doverosi controlli». Per il giudice, quindi, piazza Dante non è legittimata a chiedere i danni all'immagine perché avrebbe gravi responsabilità in tutta la vicenda. La Provincia ci aveva provato a chiedere i danni all'immagine. L'ente si era costituito in giudizio nel processo contro Gosetti insieme al Comune di Trento e a quello di Roncegno. Il giudice Ancona nelle motivazioni riconosce che il danno c'è stato effettivamente, dal momento che l'inquinamento del monte Zaccon «ha fortemente compromesso l'immagine di bellezza ambientale incontaminata del Trentino». Ma per il giudice la Provincia ha grandi responsabilità in questa vicenda e per questo motivo non ha diritto a vedersi risarcita sotto questo versante, mentre deve essere rimborsata per le analisi e la valutazione del rischio ambientale. Le motivazioni sono molto dure: «La domanda della Provincia non può essere accolta in concreto perché viene proposta sulla base di un evidente meccanismo di rimozione della concorrente responsabilità della competente dirigenza provinciale e delle omissioni di doverosi controlli». Il giudice cita esplicitamente il caso del dirigente provinciale Giovanni Gardelli, lo ricordiamo non coinvolto nell'inchiesta, le cui conversazioni telefoniche con Gosetti erano state intercettate dagli inquirenti. Le motivazioni si fanno più dure quando Ancona spiega il motivo per cui i residenti si sono rivolti al Corpo forestale di Enego per denunciare l'attività di Gosetti invece che alla forestale della Provincia: «L'esistenza di rapporti in tal senso, o almeno di omissioni palesi nei controlli, è resa evidente dalla pacifica circostanza che fu solo con l'intervento delle guardie forestali di Enego che si ottenne il pur semplice e banale risultato della redazione di una notizia di reato. Questa scelta non intervenne per capriccio dei privati che si rivolsero a quei pubblici ufficiali invece che all'Appa, competente per territorio, ma per ragioni molto precise». Ancona continua sempre più duro: «Così il reato e, quindi, l'offesa agli interessi della comunità provinciale è emerso per iniziativa di un privato, che ha trovato casuale risposta e conforto nella attività di inquirenti certamente incompetenti per territorio e non all'esito dei normali e doverosi controlli istituzionali effettuati dagli organi che a tale compito dovrebbero o avrebbero dovuto essere preposti a loro volta dipendenti dalla struttura che ora viene a chiedere il risarcimento del danno all'immagine». Ancona poi rincara la dose: «Se la collettività dei cittadini della Provincia ha subito un danno, pare evidente che in questo caso l'ente territoriale costituito parte civile non sia legittimato a rappresentarla perché di tale danno è in qualche modo responsabile e autore anch'esso». Insomma, la Provincia ha gravi responsabilità, secondo il giudice, quindi non può chiedere niente. Sullo stesso piano il giudice mette la posizione del comune di Roncegno: «Si è precisato molto bene i termini dello stretto rapporto tra l'imputato e i rappresentanti di questo ente territoriale dimostrato dalla telefonata tra Gosetti e il vicesindaco Frainer».
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