La rabbia dei docenti infiamma il Palasport
Riunione oceanica (quasi duemila persone) e un po’ caotica a Gardolo Chiesta unità al sindacato, che però si spacca sull’apertura delle graduatorie
TRENTO. A una simile invasione, Gardolo non era preparata. Nessuno si aspettava un’affluenza di insegnanti tale, malgrado il forte dibattito che i tagli previsti a livello nazionale e provinciale sulla scuola ha generato. I più modesti parlano di 1300 docenti in assemblea, il sindacato alza la cifra fino a duemila. Certo è che ieri mattina parcheggiare, non solo nei pressi del Palasport ma in tutto l’abitato, era un’impresa improba, e non solo per gli insegnanti.
Con questi numeri, era inevitabile che regnasse un po’ di caos, anche nella sequenza degli interventi. Mancava un ordine del giorno che desse una scansione più leggibile ai moltissimi docenti dei temi - tanti e diversi - che vanno affrontati prima di sedersi al tavolo delle trattative con la Provincia.
Il sindacato comunque gongola per questa prova di mobilitazione, forte e partecipata, che il mondo della scuola trentina ha offerto ieri mattina. «Una partecipazione molto al di sopra delle nostre più rosee aspettative - commenta a caldo Gloria Bertoldi (Flc Cgil), con tante persone arrivate per esprimere il proprio disagio, malgrado le parole del ministro Profumo, che nei giorni scorsi ha stralciato dai tagli la parte che riguarda l’innalzamento dell’orario e la non corresponsione dei giorni di ferie non goduti, abbiano rassicurato i più preoccupati». La richiesta dell’assemblea, uscita in maniera univoca, è di ritrovare un’unità sindacale in un momento complesso, soprattutto per i molti fronti aperti. Molto applaudito l’intervento di un docente che ha proposto delle forme di retribuzione differenziata per premiare chi lavora di più e meglio: gli insegnanti accettano di mettersi in gioco. «E’ il segnale di un’evoluzione importante nel dibattito sulla scuola» osserva la sindacalista della Cgil. «C’è consapevolezza della crisi, ma la razionalizzazione degli interventi è da ripensare con contratti innovativi, che riconoscano il lavoro svolto dagli insegnanti, anche attraverso una differenziazione retributiva». Tra i vari fronti, Gloria Bertoldi difende il diritto di chi si è abilitato all’insegnamento con la laurea quadriennale in Scienze della formazione primaria e che ora si ritrova escluso dalle graduatorie. «Sono interessi legittimi, chi ha conseguito l’abilitazione prima dell’anno accademico 2011/12 deve poter entrare in graduatoria. Certo, l’errore è stato non adeguarsi alla normativa nazionale nel 2007, ma non si possono cambiare le regole mentre si gioca. La Provincia sta privilegiando solo gli attuali 1500 docenti iscritti in graduatorie a scapito degli altri, ingenerando una guerra fra poveri. Presenteremo un emendamento, mi auguro che la politica ci sostenga». Anche Pietro Di Fiore (Uil Scuola) è soddisfatto della massiccia partecipazione, ma è già rivolto al nuovo incontro di oggi con l’amministrazione provinciale. «Abbiamo chiesto dati sui fondi di qualità, come Foreg e altre voci che vanno a premiare chi lavora oltre l’orario scolastico. Vogliamo sapere a quanto ammontano e capire se è possibile intervenire su questi». Sull’affidamento del servizio di sorveglianza nell’orario di mensa, Di Fiore è netto: «Con i contratti alle cooperative si vanno a spendere 26 euro all’ora, di cui pochissimo vanno a finire nelle tasche di chi esegue il servizio. E’ un vero risparmio o solo uno spostamento di denari dalla scuola pubblica ai privati? A nostro giudizio, l’orario mensa e il mancato pagamento delle ferie non godute vanno cancellati dalla Finanziaria provinciale». Non c’è unità d’intenti però sui neoabilitati. «Bisogna essere onesti e spiegare che entrare in graduatoria al 1200° posto è far prevalere un diritto solo teorico. Nella realtà ci vogliono poi 40 anni di lavoro per ottenere un contratto. In questo caso, la proposta dell’assessore Dalmaso di inserirli in quarta fascia mi trova d’accordo. Ma vanno riattivati i concorsi a cadenza biennale, come previsto dalle norme nazionale. Il vero errore - su questo concordano tutti, ndr. - è stata la scelta suicida di uscire dal quadro nazionale, nel 2007. I colpevoli sono Dellai e l’allora assessore Salvaterra».
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