La Provincia sbaglia ma a pagare ora sono le insegnanti

Conteggi sbagliati nel passaggio dall’Arcivescovile al pubblico ma per il giudice a rimetterci sono i lavoratori



TRENTO. Erano passate dall’Arcivescovile alle scuole provinciali e lo avevano fatto rinunciando all’anzianità di servizio pre ruolo maturata fino al 2000 e accettando una determinata ricostruzione delle carriera e un determinato stipendio. Poi, nel marzo 2011 la doccia fredda: la Provincia si rende conto che dal’anno scolastico 2000/2001 c’era stato un errore e quindi c’era la necessità di fare un nuovo inquadramento, una nuova ricostruzione delle carriera e di riavere le somme che erano state erogate in virtù dell’errore. Tradotto: la Provincia si rende conto di aver pagato di più le insegnanti, l’errore è del’ente (lo danno per scontato anche i giudici che si occupano della vicenda) ma sono le insegnanti che devono restituire il denaro. Una trentina quelle coinvolte ma sono meno di una decina quelle che hanno deciso di mettere la faccenda nelle mani di un giudice. Per alcune si è già arrivati all’appello (e la giustizia ha dato sempre ragione alla Provincia) per altre, invece, l’iter inizierà a breve.

Ma ecco qual’è la vicenda. Nel 2000 c’era stata la possibilità per talune insegnanti dell’Arcivescovile (scuola parificata) di passare agli istituti provinciali. Un passaggio a determinate condizioni che le insegnanti avevano accettato. 11 anni dopo, però, gli uffici dell’Istruzione si rendono conto che c’era stato un errore e che queste insegnanti avevano ricevuto - tradotto in soldoni - più soldi di quelli che avrebbero dovuto. Errore della Provincia ma quale però richiede indietro quanto dato per sbaglio. Si arrivare a decidere una rateizzazione (gli importi variano dai 2 mila gli a8 mila euro circa) ma alcune insegnanti non ci stanno e si rivolgono al giudice. Gran parte di queste sono difese dall’avvocato Maria Cristina Osele che chiede al giudice che vengano riconosciuti gli inquadramenti precedenti ai provvedimenti di ricostruzione della carriera (quelli del 2011) o in subordine di non dover restituire le somme percepite e al centro della questione. Dopo quella del giudice del lavoro (negativa per le docenti), arriva anche la decisione della corte d’appello che, nonostante riconosca che l’errore sia stato della Provincia a suo tempo e che le insegnanti si siano mosse in assoluta buona fede, rigetta l’appello sottolineando il «principio - indiscutibile - della doverosità per l’ente pubblico di recuperare le somme versate ai dipendenti per proprio errore».

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