La presenza femminile resta senza peso
Solo 6 donne elette, le altre raccolgono pochi voti. Fedrizzi (pari opportunità): risultato deludente, legge da modificare
TRENTO. A far da contraltare a miss preferenze Donata Borgonovo Re (quasi 10mila 500 voti) le candidate Maria Melania Curcio (Forza Trentino) e Margherita Ducoli (Mir) che di voti non ne hanno preso manco mezzo certificando così, e va a loro onore, di non essersi neanche “scelte”. Perlomeno una prova di stile. Tra gli 11 candidati presidenti alle provinciali di domenica scorsa uno solo era donna, Alessandra Cloch dell'Associazione Fassa che, pur non eletta, ha catturato l'attenzione di 1988 elettori. La presenza femminile nelle 23 liste in corsa, pur garantita per 1/3 dei candidati come da normativa, non ha certo portato a grandi risultati in “rosa”, tutt’altro. Dalle 4 consigliere presenti in consiglio nella precedente legislatura (5 con Vittoria Agostini subentrata a Dellai quando l'ex governatore ha preso la strada di Roma) si è passati a 6. Sette donne hanno ricoperto il ruolo di capolista. Lucia Coppola dei Verdi con 837 voti è risultata prima tra i suoi mentre Flavia Angeli del Patt, nonostante la visibilità, è nella parte bassa della “classifica” del partito del neopresidente Rossi, pur con 1126 preferenze. Laura Andreis (Sel) è ben lontana (113 voti) anche dalle “compagne” Lorenza Erlicher (140), Francesca Olivotto (178), Renata Attolini (245) e Giovanna Giugni (403), la preferita del partito di Vendola. E' andata meglio a Manuela Bottamedi del Movimento5Stelle che ha raccolto 1334 voti riuscendo ad entrare in consiglio mentre non ce l'ha fatta - almeno per il momento, possibile, più avanti, una staffetta con il leader Giovanazzi- Vanessa Masè che ha raccolto1526 voti. Lara Battisti dell'Associazione Fassa, pur stando alla testa della lista, è all'ottavo posto con soli 118 voti mentre Valentina Zencher che correva in testa per Ago Carollo ha dovuto lasciare lo scettro della “migliore”, prescindendo dal leader dj, a Giulia Cantonati che ha prevalso per 38 a 24. A titolo di curiosita, tra le gemelle Perini, Diana e Giorgia, ha “vinto” di un'incollatura, 9 a 8 , la prima. Le urne non hanno certo riservato sorrisi ad alcuni nomi che la scena pubblica la frequentano da tempo. Oltre a Caterina Dominici che con Autonomia 2020, a cui è approdata dopo la fuoriuscita dal Patt, se ne torna a casa dopo anni di consiglio (1675 i voti raccolti, comunque prima del suo gruppo), lascia piazza Dante l'ex assessore Lia Giovanazzi Beltrami a cui non ha portato bene la “fuga” dall'Udc e l'approdo al Patt. Quasi 1500 voti non sono bastati in confronto alla stella nascente Chiara Avanzo che sbarca a Trento dalla Valsugana ma neanche a fronte di “miss” Sonia Leonardi, pur esclusa (1700 voti tondi tondi). Poca fortuna anche per Flavia Fontana, segretaria dell'Upt, partito che in consiglio porta soli uomini (5). Infine, in ben 13 liste su 23 la maglia nera è indossata da una donna con un'oscillazione di voti da zero ai 236 di Margherita Taras del Patt.
«Non posso certo essere soddisfatta del risultato femminile alle elezioni - afferma senza tema di smentita Simonetta Fedrizzi, presidente della commissione provinciale pari opportunità - C'è un segnale minimo, visto che si è passati da 4 a 6 consigliere, ma non basta. Siamo ben al di sotto di quel 30-40% che è ritenuto necessario perché le donne possano condizionare l'agenda politica». A cosa è dovuto questo risultato insoddisfacente? «Al fatto, dimostrato ancora una volta, che il processo di miglioramento della rappresentanza di genere in politica non avviene in maniera naturale».Quindi? «Perciò è necessario che si arrivi alla modifica della legge elettorale. Continuando quel cammino iniziato nella passata legislatura nel corso della quale sono stati presentati alcuni disegni di legge che prevedono il 50% di donne in lista, con l'alternanza uomo-donna, e la doppia preferenza di genere. Ricordiamoci che il Trentino è fanalino di coda in Italia dove, nei Comuni sopra i 5000 abitanti, la doppia preferenza è invece ormai legge». Posizione, questa delle quote rosa, che è stata appoggiata, e lo è ancora, attraverso una campagna, pure dal Trentino». A chi dice che, anche questa volta, le donne non hanno votato le donne lei cosa risponde? «Non è un'obiezione seria, è riduttiva. Si è visto che donne preparate e con un forte appeal elettorale riescono a farcela. Ma queste donne bisogna mettercele in lista, in condizioni di parità di partenza». Ma ci sono molte resistenze, piaccia o meno. «Bisogna che inizino i partiti, dentro i loro organismi dirigenti. Facendo in modo che il mondo femminile sia maggiormente coinvolto nell'elaborazione dei programmi e abbia quindi più forza decisionale». Par di capire che sia quindi questione anche di cultura politica. «Certo. Trovo avvilente il dibattito incentrato sul fatto che le donne non votino le donne. Importante è che le donne che si presentano siano preparate, questo è l'aspetto fondamentale. E poi, ripeto, è da dentro i partiti che si deve iniziare. Ci vogliono più donne che possano poi condizionare determinate scelte strategiche. Su questo ho sempre insistito ed è necessario continuare a farlo».
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