La Michelin rivive alle Albere attraverso le foto
La mostra. Alla Buc il nuovo allestimento pensato con le immagini di Giorgio Salomon. Un risarcimento agli operai di una fabbrica demolita (e rimossa dalla memoria) per far posto al nuovo quartiere
trento. “La fabbrica scomparsa. La Michelin a Trento” è il titolo della mostra che torna a rivivere alla Buc (la Biblioteca universitaria centrale) dopo il primo allestimento del 2013 voluto dal giornalista Franco Filippini con le foto di Giorgio Salomon. Un titolo emblematico, perché la Michelin, per 70 anni cattedrale del lavoro in città, dal 1997, anno della sua chiusura, è stata abbattuta e rimossa dalla memoria con la costruzione del quartiere delle Albere. Ora il nuovo allestimento, al quale aveva pensato lo stesso Filippini, scomparso nell'ottobre del 2018, cerca in parte di risarcire la città e le operaie e gli operai che l'hanno vissuta ed animata. Un risarcimento parziale, va sottolineato, perché nonostante la forte richiesta salita da vari soggetti della società civile, dai partiti ai sindacati, che avevano raccolto l'appello di Giuseppe Mattei, sindacalista che con Sandro Schmid guidò le lotte operaie tra la fine anni Sessanta e il decennio successivo, di mantenere una memoria della fabbrica, non è seguito nessun atto concreto. Un appello a non lasciare che “le ruspe senz'anima abbattessero la fabbrica” caduto nel vuoto, nonostante il consiglio comunale si fosse impegnato nel 2002 a prevedere uno spazio ad hoc per raccontare quella stagione irripetibile che ha consentito agli operai di lavorare con più dignità e diritti. Nei discorsi delle autorità all'inaugurazione della mostra, nessun accenno. Anzi. Si è voluto sottolineare piuttosto come la Michelin sia stata una fabbrica modello, privilegiando l'immagine paternalistica che dava agli operai una serie di servizi, dalla mensa all'infermeria, dal teatro ai campi sportivi. Ci ha pensato un ex operaio, Gino Merz, al termine dei discorsi ufficiali, a denunciare che “la politica non ha fatto niente per evitarne la sua chiusura, non conservando nemmeno un mattone o il cancello, con la “emme” simbolo della fabbrica”. Ora la mostra, allestita da Manuela Baldracchi, dello Studio Artearchitettura, fa giustizia se non altro della volontà di Franco Filippini, che aveva sperato in un allestimento permanente. La tenacia della moglie Franca, che dopo la morte del marito ha voluto con Giorgio Salomon riproporre le foto d'epoca già esposte a Palazzo Trentini, con nuovi pannelli e con foto aggiornate del quartiere delle Albere, ha raggiunto l'obiettivo: la mostra dovrebbe aver trovato il suo allestimento definitivo tra i libri della Buc, grazie al sostegno della presidenza del consiglio provinciale. Sono una trentina i pannelli di grandi dimensioni che ripercorrono la storia della fabbrica di pneumatici, aperta a Trento nel 1927, con una manodopera in prevalenza femminile, perché allora l'anima delle gomme era in cotone e solo nel '57 si passò all'acciaio. Nelle bellissime foto d'epoca fornite dagli ex operai dell'archivio Gami (Gruppo Anziani Michelin) si respira quell'atmosfera di vita in comune, di voglia di riscatto delle donne che per la prima volta si liberavano dal ruolo subalterno sia in famiglia che nel lavoro. Ci sono gli scatti in bianco e nero che testimoniano le attività del dopo lavoro, le gite, la colonia estiva, il pranzo di Natale con i regali per i figli degli operai. Ma non mancano le immagini degli scioperi e i picchetti davanti al cancello, dell'arcivescovo Gottardi che invita gli operai alla messa domenicale e il discorso dell'allora ministro Bertoldi all'interno della fabbrica, denunciato con alcuni sindacalisti e altri manifestanti per occupazione di proprietà privata.Gli intervenuti hanno sottolineato come la fabbrica che ha dato lavoro a generazioni di trentine e trentine, abbia lasciato spazio ad un luogo della conoscenza, che rinsalda il legame tra lavoro e sapere. Parole del rettore Paolo Collini, riprese anche dal sindaco Alessandro Andreatta che ha paragonato la Michelin al carotaggio di epoche successive, sulla quale si sono stratificate le vicende della città. Il presidente del consiglio provinciale Walter Kaswalder ha puntato l'accento sulla fabbrica come luogo di emancipazione delle donne, mentre Manuela Baldracchi ha visto nel polo del Muse e della Buc l'eredità raccolta dal seme lasciato dalla Michelin, Franco de Battaglia ha affermato infine che la mostra tra i libri è un segno di riscatto della cultura, un traino alle nuove “fabbriche” del sapere.