«La mia fortuna con i souvenir made in China»
Franco Zambiasi, da trent’anni a Lavis, è Grand’ufficiale Importa dall’Oriente dal ’78, compreso il Duomo di Milano
LAVIS. C'era anche Franco Zambiasi, lunedì, fra coloro che hanno ricevuto le onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Per lui, il prestigioso riconoscimento di Grand'ufficiale, un titolo onorifico di second'ordine, superiore a quelli di cavaliere e commendatore. La storia di Zambiasi, nato (classe 1944) e vissuto a Taio, si lega profondamente al paese di Lavis. La sua azienda dà infatti ancora lavoro a più di 15 dipendenti, e sono ormai passati trent'anni da quando la ditta ha messo per la prima volta piede in un capannone della zona industriale di Lavis.
Una vita spesa per il lavoro, quella di Zambiasi; tanto che, se gli chiediamo quale sia il motivo del traguardo raggiunto, il primo pensiero è proprio per la sua azienda. «Credo – dice – che questa onorificenza sia un grande riconoscimento, per l'impegno che ho sempre avuto nel portare avanti il mio lavoro. Anche nei momenti difficili». Oggi la ditta di Zambiasi importa e commercializza per lo più souvenir, che vende soprattutto nelle zone di turismo, in tutta Italia (ma anche all'estero).
«Il lavoro non manca. Non risentiamo nemmeno della crisi», spiega. Nel 2009 tutti i giornali, anche nazionali, si erano interessati alla sua storia, perché fra i tanti souvenir prodotti da Zambiasi c'è anche una miniatura del duomo. Si tratta della famosa statuina che Massimo Tartaglia usò come arma contro Silvio Berlusconi.
«È vero - sorride oggi Zambiasi - in quei giorni andarono a ruba, le esaurimmo in pochi giorni». L’attività Zambiasi la iniziò finito il servizio militare, grazie allo stipendio accumulato dopo aver raggiunto il grado di sergente. Era il 1966 e con 300.000 lire iniziò a produrre bastoni da passeggio (attività che aveva imparato durante un viaggio estivo in Germania, a 16 anni). Dagli anni Settanta, dopo aver rilevato un'azienda in fallimento a Zambana, passa agli articoli da regalo. Prima la produzione, poi la decisione di dedicarsi all'importazione. «È un settore che richiede molta manualità», commenta. «Già allora la manodopera costava meno all'estero». Così, inizia ad importare dalla Cecoslovacchia, Germania dell'Est, Ungheria, Russia e Jugoslavia. Poi l'intuizione. Nel 1976 va in Estremo Oriente. È un vero e proprio pioniere; fra i primi tre Italiani ad importare da Taiwan, Corea e Tailandia; nel 1978 si reca anche in Cina. «Sono anni – commenta – in cui la Cina non era ancora aperta ai mercati occidentali, e questo mondo m'incuriosiva». Nel 1982 gli viene concessa la prima esclusiva per l'Italia, ed inizia ad importare peluches prodotti con vero pelo. Nel frattempo, era passato nell'attuale sede di Lavis. L'ingresso ufficiale nel 1980, in un capannone di 3000 metriquadrati, ampliati poi sino agli attuali 6000.