“La magnifica ossessione” omaggio del Mart alla città

La direttrice all’inaugurazione della mostra: «L’abbiamo immaginata pensando al museo, alla sua missione, a tutti coloro che lavorano in questo territorio...»


di Elisabetta Rizzioli


ROVERETO. «La magnifica ossessione è la mostra che il Mart ha immaginato pensando al museo, alla sua missione e alla sua vocazione, agli artisti, ai collezionisti, a tutti coloro che lavorano intorno ai nostri progetti e che di fatto li rendono possibili qui, in questa città e in questo territorio così generoso e ospitale, che dieci anni fa ha raccolto una sfida che si rinnova ogni volta, e che con orgoglio e coraggio viene portata avanti con responsabilità e consapevolezza, con i piedi per terra senza però desistere dall’invenzione, dalla fantasia e dalla creatività, dall’indagine e dalla ricerca di nuovi modi di raccontare la nostra storia». Le parole con cui la direttrice del Mart Cristiana Collu ha presentato l’evento appena inaugurato danno al meglio conto di cosa sia e come si svolga negli intendimenti la celebrazione dei primi dieci anni di vita del Mart, celebrazione che si sostanzia attraverso una mostra che ridisegna la relazione delle sue collezioni con il pubblico, riflette sul proprio ingente patrimonio ed intraprende un modo inedito quanto efficace di osservarlo. Mondi e rappresentazioni - iconografiche pittoriche, plastiche, virtuali, iconiche, aniconiche - si snodano attraverso le raccolte che il Mart ha nel tempo presentato in diverse prospettive tematiche e con approfondimenti di nuclei circoscritti, riconfigurando al meglio un panorama più esteso ed aperto.

“La magnifica ossessione” non è un progetto di allestimento quanto piuttosto il progetto di un processo, ovvero un sistema di coordinate, all’interno del quale (ri)muoversi con libertà attraverso la storia dell’arte dall’Ottocento ai giorni nostri attraverso una trentina di snodi tematici ed argomentativi tutti sostanziati dall’ostensione di opere fra le più significative.

L’esposizione racconta le attività che riguardano le collezioni, la conservazione, il restauro, le relazioni istituzionali e lo studio; il visitatore incontra i protagonisti e le opere più significative dell’arte italiana ed internazionale: dipinti, sculture, documenti d’archivio, grafica, fotografia, libri, rarità editoriali, manifesti, arte applicata e arredi, con sezioni dedicate sia ai capolavori del Museo, come quelli dell’avanguardia futurista, sia ad opere meno note ma altrettanto sorprendenti come quelle appartenenti all’arte italiana degli anni Trenta (Astrattismo, Architettura Razionalista, Mario Sironi, Giorgio De Chirico) o degli anni Sessanta e Settanta (Lucio Fontana, Pop Art, Poesia Visiva).

La mostra ospita anche lavori pensati e realizzati da artisti contemporanei che intervengono offrendo il loro sguardo alla successione storica delle opere: Paco Cao, Liliana Moro, Emilio Isgrò sono i primi artisti invitati a confrontarsi con questa “magnifica ossessione”. Il percorso ha quindi una scansione cronologica da intendersi come una visione inedita, aperta al tema della ricerca dell’identità di un Museo che si è contraddistinto per la propria dinamicità: si parte dalle opere di Andrea Malfatti e - attraverso l’irredentismo e l’irruzione della modernità - si giunge alla “Trento Ellipse” di Richard Long, realizzata con pietre di porfido trentino; le opere sono disposte senza gerarchie visive, mischiando le collezioni ed esaltando le differenze fra le categorie.













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