«La Lega è un virus ma arginarla si può»
Le elezioni europee. La segretaria di Radicali Italiani si propone in tutti i collegi nazionali: «Il successo di Salvini legato ad una gigantesca campagna di fake news per influenzare il voto»
Un curriculum con pochi eguali quello di Silvja Manzi: in gran parte speso a difendere i diritti civili. In Italia ma anche in Bosnia, durante il lungo assedio di Sarajevo. Manzi, foggiana, 45 anni, dal novembre scorso è segretaria di Radicali Italiani. Da gennaio è amministratrice di +Europa, partito che ha contribuito a fondare. E per questa formazione politica è candidata alle elezioni europee in tutte le circoscrizioni. Silvja Manzi ieri era in Trentino accompagnata da Franca Berger. L’abbiamo incontrata.
L’onda lunga del centrodestra, della Lega, che ha conquistato ad ottobre anche il Trentino per la prima volta, crede si riverberà pure sulle Europee? Come intendete contrastarla?
L’argine dipende dagli elettori: il 26 maggio c’è un appuntamento importante. É vero che la Lega ha preso il potere in Trentino, ma è incredibile quello che sta accadendo al Sud: hanno tolto la parola Nord alla Lega e questo è bastato per farsi aprire le porte anche al Meridione. Questa Lega è un virus che va aldilà dei confini geografici.
Anche aldilà dell’Italia. Si dice che la stessa ascesa di Trump negli Usa abbia dato forza a quest’onda...
Quello che sta accadendo è qualche cosa di epocale. Sarà un periodo che in futuro verrà studiato sui libri di storia. Ha dell’incredibile. Ed è ormai acclarato, lei citava Trump, che dietro a questi accadimenti negli Usa ed in Europa, ci sia un Paese non democratico, la Russia di Putin.
Nelle elezioni Usa, dice?
Ma non solo. Anche nella Brexit, nel tentativo di influenzare le elezioni in Francia: il partito di Putin, Russia Unita, in Italia ha rapporti stretti sia con la Lega che con i Cinquestelle. L’influenza si attua con un’organizzazione di tipo militare che fa una guerra ibrida, informatica: ci sono migliaia di persone impegnate a produrre fake news per influenzare l’opinione pubblica. Grazie ad internet queste notizie travisate si diffondono a macchia d’olio ed influenzano l’opinione pubblica. E quindi il voto. La Russia tenta di destabilizzare gli stati europei e l’Italia, purtroppo, sta rispondendo sin troppo bene. Le elezioni europee sono dunque cruciali.
Voi come rispondete a queste campagne?
Non è facile. Di fronte c’è un’organizzazione molto strutturata, ampia. Basti pensare che l’Unione europea anni fa si è dotata di un ufficio per rispondere a questi attacchi: ed è composto da cinque persone. Cinque. Gli investimenti non sono assolutamente paritari.
Chiedere ad una radicale cosa pensi dell’idea del ministro Salvini di chiudere i negozi della cannabis depotenziata sembra quasi brutto, o no?
É un altro esempio di come il ministro dell’Interno abbia scelto di fare politica. Utilizza in modo becero e propagandistico un tema importante. E lo fa per sviare da altre questioni, in particolare quelle che riguardano il suo partito. Dico becero, perché per risolvere il problema dello spaccio non ha senso chiudere dei negozi che sono legali. Tra l’altro ci lavorano diecimila persone. Noi siamo antiproibizionisti, la legalizzazione porterebbe a superare molti problemi.
L’altro cavallo di battaglia della Lega, in generale delle destre, è lo stop all’immigrazione. Su questo l’Europa non ha sempre dato risposte convincenti.
L’immigrazione c’è sempre stata. L’uomo tende a cercare condizioni migliori di vita. In Europa c’è un alto livello di benessere e chi può cerca di venire qui. Occorre una gestione comunitaria, ma Lega e M5s non hanno voluto utilizzare uno strumento come l’accordo di Dublino. Le statistiche dicono che gli stranieri regolarizzati delinquono nella stessa percentuale degli italiani. Chi non viene regolarizzato molto di più.
Voi di +Europa come vi ponete nei confronti di chi afferma che di Europa ce ne è già fin troppa?
Il racconto di un’Europa matrigna ha attecchito. Non solo è falso ma il fatto di essere in Europa ci ha tutelato da effetti della crisi ancora peggiori. Gli effetti positivi li viviamo in modo inconsapevole. Votando per noi nel prossimo parlamento europeo, accanto alle principali famiglie, quella popolare e quella socialista, ci sarà una rappresentanza italiana nella famiglia liberal democratica. Sarà l’ago della bilancia. Il voto a noi, si dice, farebbe perdere voti agli amici del Pd, che però rispondono ad un’altra famiglia. Ed i nostri eletti, di sicuro, non sarebbero eletti con i Dem.