rovereto

La festa di beneficenza finisce in multa

Per l’apertura della Gioca’s Cup alla caffetteria Bontadi mancava una notifica all’ufficio ambiente: ammenda di 516 euro


di Giuliano Lott


ROVERETO. Chi dimentica un adempimento ha sempre torto. E con questa premessa, il titolare della caffetteria Bontadi di piazza Oche, Paolo Torboli, si assume tutti gli oneri: «È stato un errore mio, lo pagherò di tasca mia». Ma prima di trarre le conclusioni, vale la pena di riavvolgere il nastro, portandolo a oltre un mese fa, ai primi di giugno.

La Gioca’s Cup è il torneo di calcio che gli amici di Giovanni Caliò, morto all’improvviso alcuni anni fa, hanno organizzato in suo ricordo. Per l’apertura della manifestazione, avevano concordato con Torboli un aperitivo in piazza Oche, alla caffetteria, con dj. Il ricavato della manifestazione, come sempre, viene devoluto in beneficienza. Torboli si era occupato degli aspetti burocratici, ricordando tutti gli adempimenti tranne uno.

«Si tratta - spiega lui - di un modello scaricabile dal sito del Comune con il quale l’organizzatore comunica che l’evento si svolge nel tal posto alla tal ora e con una tale durata». Nello specifico, la serata prevedeva musica a volume moderato (in linea con il carattere del locale, che non è certo famoso per le feste selvagge) dalle 20 alle 22.30. Orario rispettato alla lettera, ma alle 21 è arrivata in piazza Oche l’auto della polizia municipale.

«Erano stati sollecitati a intervenire in seguito alle chiamate di protesta di alcuni residenti. Alle 9 di sera» spiega Torboli. «Mi hanno chiesto di vedere la documentazione relativa alla serata, e a quel punto mi sono accorto di aver dimenticato di averla inviata». Un errore, certo, visto che i permessi Siae e tutte le carte richieste c’erano. «Me ne sono dimenticato, in tutta onestà. Per questo motivo, quando i ragazzi della Gioca’s Cup si sono proposti di pagare loro la multa, mi sono opposto perché non lo ritenevo giusto. Anche perché a quel punto la somma raccolta per la beneficienza sarebbe stata spesa in gran parte per pagare una multa. Ho sbagliato, pago io. Come Paolo Torboli, non come società».

Il conto in verità non è poca cosa: 516 euro, il vecchio milione di lire. E qui scattano le considerazioni: visto che la festa era stata programmata alla luce del sole, visto che tutti i permessi erano stati ottenuti, e che l’unica carta che mancava non è un permesso ma una semplice comunicazione di inizio e fine evento, si poteva forse usare un po’ di buonsenso e chiudere un occhio. «È la stessa osservazione che ho fatto ai vigili. Ma non c’è stato nulla da fare, la multa bisogna pagarla. Al di là del costo, però, vorrei capire come mai da noi esercenti si pretende la perfezione assoluta e perché al minimo errore si usi la clava, anziché il buonsenso. Facciamo tutti degli sforzi per rendere più attrattiva la città, ma sembra che la città reagisca male».













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