La Facoltà di medicina è realtà: iniziate le lezioni per 60 studenti 

Il primo giorno. La maggior parte degli iscritti al corso risiede nel Trentino Alto Adige, 15 vengono dal Veneto Il via alla nuova laurea dopo un percorso complesso, segnato da uno scontro senza precedenti tra ateneo e Provincia


Paolo Piffer


Trento. Se c'è una data simbolo che ha consentito di dare il via, ieri mattina, al corso di laurea in Medicina e chirurgia è necessario andare indietro, al 18 dicembre del 2019. Era un mercoledì di quasi un anno fa. Quella mattina il rettore Paolo Collini rese plastico lo scontro di potere istituzionale in atto con la giunta provinciale presieduta dal leghista Maurizio Fugatti. Ne segnò un salto di “qualità”. Non che nelle settimane precedenti la “coppia” di dominus non se le fosse mandate a dire pubblicamente e pure no, ma a mezzogiorno di quel giorno nel rettorato di via Calepina andò in scena la rappresentazione teatrale di una volontà distante da piazza Dante, manifestata per segnare il punto, forzare i tempi e le modalità, mettere in cascina il risultato. Che poi è, senza tanti giri di parole, il succo del potere. Perlomeno una delle sue espressioni.

Da parte del presidente leghista, nuovo del “mestiere”, la volontà, nota e risaputa, già resa pubblica, di appoggiarsi a Padova per far decollare Medicina a Trento. Non aveva fatto i conti, succeduto a decenni di centro-sinistra che dell'università e dei suoi centri di ricerca vantava il merito, fiore all'occhiello da esportazione, contro quale muro rischiava di andare a schiantarsi. Dall'altra un rettore, Collini, che metteva sul tavolo, in quel momento, un copioso progetto-carteggio che privilegiava l'asse Trento-Verona (e non solo), spalleggiato dal presidente dell'Ordine dei medici Marco Ioppi e dall'allora direttore dell'Azienda sanitaria Paolo Bordon. Non proprio gli ultimi due arrivati. Il Covid era di là da venire, per quanto non di molto, ma intanto i numeri dicevano (e confermano) che entro il 2025 se ne sarebbero andati in pensione 300 medici specialisti. Mettendo a dura prova gli ospedali trentini. Anche perché il Trentino non è in cima alla lista delle preferenze di un professionista che vuol fare carriera, pur avendone intercettati diversi nel corso degli anni e potendo garantire, come tutte le classifiche mettono in chiaro, un livello medio di qualità della vita che altri si sognano. Come è andata a finire è noto. Trento guarda a Verona (con la cui facoltà collabora da anni), senza escludere Padova. Quasi un compromesso d'altri tempi. E palazzo Consolati, in via Santa Maria Maddalena, dalle parti del conservatorio “Bonporti”, è stato “nominato” sede della nuova facoltà. Ma non da ieri - “pronto tra qualche giorno”, comunica l'università - visto che lo stabile ha ancora bisogno di alcuni lavori.

La sede provvisoria è nel collegio Bernardo Clesio, al di là della strada rispetto a piazza Santa Maria Maggiore. Dove hanno preso posto, per adesso, 55 studenti dei 60 previsti (gli ultimi cinque stanno perfezionando le procedure di immatricolazione). Sono 28 studentesse e 27 studenti. Perlopiù trentini e altoatesini (37), oltre a 15 veneti. Un medico aspirante a testa arriva da Lombardia, Sicilia e Sardegna.

A settembre, erano stati ben in 640 a sostenere il test d'ingresso. Intanto, quasi in sordina, ha preso il via un altro corso di laurea magistrale estremamente attuale concordato tra Trento, Glasgow, Dublino e Praga. Con al centro l'analisi delle cause dei conflitti e gli studi sulla sicurezza. Si studieranno i fenomeni terroristici e le guerre civili, le migrazioni di massa, la cyber security e il crimine organizzato. Il corso è partito in Scozia. In città, per seguire il percorso sulle cause dei conflitti, i primi studenti arriveranno nel secondo semestre.













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