La Croce Rossa rifiuta la «Fersina»
L’ente ha detto no all’offerta della Provincia di gestire la residenza. In questo modo i 14 dipendenti restano senza lavoro
TRENTO. Prima grana sulla strada della riduzione del sistema di accoglienza trentino dei migranti. La Croce Rossa ha detto no all’invito della giunta provinciale a subentrare nella gestione della residenza Fersina. Il gran rifiuto crea non poco imbarazzo nell’esecutivo, dal momento che la giunta aveva annunciato di voler concentrare i richiedenti asilo maschi soprattutto alla residenza Fersina e di rinunciare alla collaborazione con le cooperative per dare la gestione alla Croce Rossa, che gode, in base alla legge 178, anche di un particolare status di ente parapubblico e quindi può anche acquisire questo genere di incarichi senza gara. Però anche la Croce Rossa è tenuta a rispettare le clausole sociali e, quindi, anche l’obbligo di riassumere tutte le 14 persone che lavoravano alla gestione della Fersina per conto della cooperativa Kaleidoscopio. E questo è stato proprio l’ostacolo principale che ha impedito alla Croce Rossa di accettare. All’ente spiegano: «Noi abbiamo avuto la proposta di gestire la residenza Fersina pochi giorni fa, ma non avevamo a disposizione i dati necessari per poter decidere. Non sapevamo quanti migranti sono previsti e fino a quando. Tutti dati essenziali per poter programmare l’attività e anche le assunzioni. Per questo abbiamo detto di no, ma siamo sempre aperti alla trattativa». Alla Croce Rossa spiegano anche di essere pronti a gestire la Fersina alla scadenza dell’incarico della Kaleidoscopio, a fine gennaio: «Noi siamo disponibili a continuare la trattativa con la Provincia e, nelle more, a gestire la residenza Fersina a puro titolo di volontariato non contrattuale». Quindi senza assumere nessuno, ma con i propri volontari. Nel frattempo, i 14 dipendenti della cooperativa sono stati licenziati.
L’impressione è che quello del personale sia stato lo scoglio principale sulla strada dell’affidamento alla Croce Rossa. Infatti, questa, se restano così le cose, sarebbe obbligata ad assumere i dipendenti della Kaleidoscopio. E, se dovessero diminuire i richiedenti asilo ospiti della Fersina, sarebbe sempre la Croce Rossa a licenziare i dipendenti in eccesso.
Da qui il rifiuto che, però, mette nei guai la giunta provinciale che ha subito chiesto alla Kaleidoscopio di prolungare il proprio impegno. Dalla cooperativa, però, al momento è arrivato un altro rifiuto. Anche la Kaleidoscopio vuole una prospettiva e così ha detto di no all’ipotesi di una proroga di uno o due mesi in attesa della definizione della questione. Anche con loro la trattativa va avanti. Ma chi nel frattempo subisce le conseguenze di queste indecisioni sono i 14 dipendenti della Kaleidoscopio che hanno già ricevuto le lettere di licenziamento e gli ospiti della residenza Fersina. La Croce Rossa offre una soluzione tampone che assicurerebbe la continuità del servizio, ma non i posti di lavoro. Per questo il segretario della Funzione pubblica della Cgil Luigi Diaspro ha attaccato lancia in resta la politica della giunta provinciale.
La Provincia proprio l’altro ieri con una determina dirigenziale ha chiesto la disponibilità a Croce Rossa italiana di subentrare, con affidamento diretto, nella gestione dei servizi presso la residenza Fersina, che fino al 31 gennaio sono gestiti dalla cooperativa Kaleidoscopio in regime di proroga. Ma piazza Dante ha ricevuto un secco no. La ragione è semplice. Croce Rossa aveva due strade o assumere tutto il personale di Kaleidoscopio, come prevede il comma 4 dell'articolo 32 della legge provinciale 2/2016, oppure scegliere di avviare una concertazione preventiva con i sindacati per individuare quali di queste risorse umane tenere (comma 2), ma non c’era il tempo necessario. Ecco perché la Croce Rossa ha detto no, ma senza sbattere la porta. Peccato che di mezzo ci vadano i lavoratori che vanno a finire in mezzo alla strada. (u.c.)