LA CRISI IN TRENTINOCassa integrazione recordPiù 900 per cento nel 2009

In molti assicurano che il 2010 sarà l’anno della svolta economica anche in Trentino, ma intanto le stime finali sul 2009 fanno impressione: 2,5 milioni di ore totali di cassa integrazione ordinaria, più 900 per cento rispetto al 2008, a cui aggiungere i numeri a sei cifre (136mila ore solo a novembre) della cassa “straordinaria”. Il dato più alto degli ultimi vent’anni. E il segretario Cgil Paolo Burli lancia l’allarme: «Nel 2011 perderemo pezzi del manifatturiero».


Pierluigi Depentori


TRENTO. In molti assicurano che il 2010 sarà l’anno della svolta economica anche in Trentino, ma intanto le stime finali sul 2009 fanno impressione: 2,5 milioni di ore totali di cassa integrazione ordinaria, più 900 per cento rispetto al 2008, a cui aggiungere i numeri a sei cifre (136mila ore solo a novembre) della cassa “straordinaria”. Il dato più alto degli ultimi vent’anni.
 Il mese di dicembre - complice anche il periodo delle feste che tradizionalmente porta “in dono” chiusure anticipate della produzione - si chiude nel peggiore dei modi, con un numero di ore di Cigo che la Cgil stima attorno alle 270mila.
 «Inutile nasconderci, la preoccupazione è forte», riconosce il segretario Paolo Burli scorrendo i numeri con sguardo preoccupato. «E se guardiamo anche ai dati della cassa integrazione straordinaria, che sta salendo costantemente negli ultimi mesi, la situazione è ancora peggiore, soprattutto nel settore manifatturiero che è quello che manifesta la maggiore debolezza». Il morale di chi è a capo del sindacato in questi periodo di turbolenze è sotto ai tacchi, tanto più se nelle aziende gli sguardi di chi decide sono guardinghi e i quattrini per investire sono congelati, spesso nel limbo delle filiali di banche che prima di aprire nuove linee di credito ci pensano a lungo.
 I dati, riassunti nella tabella a fianco, fanno vedere come ci sia stato un pericoloso aumento di ore di “Cigo” nel secondo semestre, con il picco di oltre 500mila ore di settembre. «Parlare di ripresa certa è quantomeno azzardato», dice Burli, «perché molte aziende nel corso del prossimo anno vedranno esaurire la possibilità di ricorrere alla cassa ordinaria e si troveranno davanti a un bivio pericoloso. E purtroppo siamo certi che nel 2011 qualche pezzo di manifatturiero ce lo perderemo per strada, nonostante gli sforzi della Provincia e una manovra anti-crisi che è stata molto più efficace che in altre realtà». Solo a dicembre, 200.000 delle 270.000 ore totali di “cassa” sono delle industrie meccaniche, seguite dalle metallurgiche (30.000), tessili (8.000) e chimiche (6.000): un dato che da solo spiega le preoccupazioni di Burli.
 Che fare, dunque, in una situazione d’allarme rosso come questa? Burli plaude alla Provincia («sta per partire il tavolo per la produttività, lì ci guarderemo tutti negli occhi per trovare un punto d’intesa tra i vari attori di questa delicata partita) e manda un messaggio ben chiaro ai vertici trentini di Confindustria, giustappunto nei giorni del “ribaltone” alla direzione con l’uscita di Ramus: «Occorre trasformare la cassa integrazione in contratti di solidarietà, anche se a Palazzo Stella c’è più di una titubanza in questa direzione. Ma con questi numeri, non c’è più tempo di titubanze. Occorre agire, e anche in fretta», conclude Burli













Scuola & Ricerca

In primo piano