La cocaina per i figli della Trento bene
Viaggi in treno per prendere lo stupefacente che poi veniva venduto nella zona del giro al Sass ai ventenni
TRENTO. Nel corso dell’operazione i carabinieri del comando provinciale hanno sequestrato circa 200 grammi di droga, fra coca, hashish e marijuana. Ma le stime sulla vendita gestita dai 10 per i quali erano state richieste le ordinanze, era molto più imponente. Si parla, hanno spiegato ieri il tenente colonnello Paolo Puntel e il capitano Alessandro Firinu, di un «giro» da due-tre etti al mese con un giro d’affari da circa 15 mila euro. Ma chi erano i clienti? Giovani ma non giovanissimi (non ci sono minorenni fra la ventina di segnalati al commissariato del governo come consumatori) che frequentavano i bar del centro città per l’apertitivo. Tanti quelli della fascia d’età compresa fra i 20 e i 25 anni. Spesso studenti che avevano la possibilità di pagare 50 euro per un grammo di cocaina grazie ai soldi di mamma e papà. Se c’era la possibilità di acquistare anche il fumo, era la polvere bianca quella che andava per la maggiore nonostante un costo non proprio popolare.
E i contatti fra acquirenti e venditori non seguiva i canali classici della telefonata e dell’appuntamento predefinito. No, in questi casi appariva tutto come molto casuale. Secondo le accusa che vengono mosse dai carabinieri (che in questa indagine sono stati coordinati dal sostituto procuratore Davide Ognibene) i ragazzi dediti allo spaccio (l’età media degli arrestati è sui vent’anni) si dividevano in gruppi e scendevano in strada verso le 17. E iniziavano a gironzolare nelle zone del centro senza mete apparenti. Vestiti all’ultima moda, con capi griffati si confondevano con i loro potenziali clienti. Il contatto avveniva proprio in strada. Per arrivare a loro dovevi conoscere qualcuno che ti indirizzava. Non erano i venditori a cercare a caso potenziali acquirenti. Qualche parola scambiata in fretta, la richiesta del tipo di droga, la risposta sul costo e l’accordo era fatto. Veloce anche la cessione. Un saluto finale e ricominciavano a camminare. In cella (divisi fra vari carceri del nord Italia) sono finiti quindi di 5 albanesi. Del gruppo - sempre secondo le accuse - faceva parte anche una ragazza, Chiara Marchesini, 20 anni del veronese. Per lei è il primo «incontro» con le forze dell’ordine e a quanto pare aveva anche una relazione con un altro degli arrestati. Oltjan Cani che risulterebbe anche essere l’anello di congiunzione fra il primo gruppo (di cui fanno parte gli arrestati e due ricercati) e il secondo gruppo (fra cui due latitanti) che facevano riferimento ad un non identificato fornitore estero.
Per i risultati dell’operazione, ha espresso la sua soddisfazione il comandante provinciale, colonnello Maurizio Graziano, che ha ringraziato il personale per l’impegno e i sacrifici nel corso delle indagini.
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