L'ultimo saluto di Grumes a Jessica"Addio, nostro piccolo angelo"

Sotto un cielo grigio, nel giorno della tristezza e del dolore, in tanti, tantissimi, hanno voluto dare l’ultimo saluto ad una sedicenne che pensava di avere tutta la vita davanti e invece s’è fermata su una curva maledetta



FAVER. Mamma Lucia e papà Mauro stringono forte le mani del piccolo Gabriele. Lo sguardo fisso sulla bara bianca davanti all’altare, coperta di rose. In mano, tutti e tre, tengono una cornice con la foto della loro Jessica. Un modo per sentirla lì vicino. Quasi una sfida al destino atroce che l’ha portata via, sabato notte, in un terribile incidente stradale, a pochi chilometri da casa, a Grumes. Una morte che ha scosso l’intera Val di Cembra. Sotto un cielo grigio, nel giorno della tristezza e del dolore, in tanti, tantissimi, hanno voluto dare l’ultimo saluto ad una sedicenne che pensava di avere tutta la vita davanti e invece s’è fermata su una curva maledetta. La chiesa di Faver, paese della mamma di Jessica e dove, col papà, gestisce il bar Jolly, è gremita. Dentro c’è un silenzio che fa rabbrividire. Anche la piazza esterna è piena di gente. In tutto ci saranno sei-settecento persone. Tantissimi ragazzi, compagni di scuola, di giochi e di serate di Jessica. Non si vedono i tre ragazzi che erano con lei in macchina, quella sera. Chi c’è è convinto che non ci siano. E qualcuno sostiene anche che è meglio così, che non sarebbe stato il caso. Anche dopo la notizia della positività all’alcotest di Nicola Lona, che era alla guida dell’Alfa 147 che è finita fuori strada ad alta velocità. Anche se lui ha già chiesto scusa, a Jessica e alla famiglia, attraverso la sua pagina Facebook.
Durante la sua omelia don Rodolfo Minati ha affermato che «la morte di una ragazza così giovane, che aveva appena iniziato a prendere il volo, sembra ingiusta, insensata. Jessica è una fiamma che si è spenta troppo presto. Ma la morte non ha età. Può raggiungerci in ogni momento della vita. Proviamo a scacciarla - ha continuato - ma non ce la facciamo. Per questo un giorno così non può essere solo il giorno del dolore e della sofferenza, che inevitabilmente colpisce chi ha voluto bene a Jessica, ma anche della speranza nella resurrezione, sapendo che non è volata nel nulla, ma nelle braccia del Padre». Poi, una sorta di avviso ai giovani. «Raccogliete il testimone di Jessica e continuate la corsa della vita, ma ricordatevi che la vita è una sola e Dio l’ha messa nelle vostre mani. La vita diventa bella quando è vissuta, difesa, onorata. Va scritta giorno dopo giorno, sempre in bella copia». Insomma, giovani, vivete usando la testa.
Durante la cerimonia alcuni amici ed amiche escono dalla chiesa in lacrime. Troppo grande il dolore. Gli amici del Jolly bar leggono un ricordo. «Cara Jessica, lasci un vuoto incolmabile. I tuoi occhi smeraldo ci trascinavano nell’allegria. Eri troppo bella e giovane per andartene così. Ricorderemo sempre le serate passate a chiacchierare, ballare, giocare a freccette». Poi i messaggi dei coscritti e della zia Veronica, che ricordano momenti passati assieme. «Io, te e mamma Lucia ci eravamo soprannominate le “gemelle diverse”. E lo saremo sempre». La chiesa scoppia in un applauso bagnato di lacrime. La migliore amica Morena parla dei sogni che avrebbe voluto realizzare con Jessica. «Una vacanza tutta per noi, al mare e a New York, dopo i 18 anni». E un messaggio eterno, indelebile. «Con te ho vissuto gli anni più belli della mia vita. Mi mancherai, sempre». Infine prende parola Mattia Arcidiacono che lancia un messaggio forte. «Voglio fondare un’associazione dal nome “Quell’attimo inaspettato”, la citazione preferita di Jessica, contro gli incidenti stradali causati dall’alcol e dall’alta velocità. Non è possibile morire così».
Il pensiero di tutti va «a quell’angelo volato in cielo troppo presto, che ora ci guarderà da lassù», come ha letto la zia. La bara bianca viene portata fuori dalla chiesa da amici e parenti. Subito dietro mamma Lucia, il piccolo Gabriele, papà Mauro, stretti l’un l’altro, gli zii e le amiche che si sorreggono, gli amici che si fanno forza tra le lacrime. Sul cimitero di Faver nuvole nere, pesanti. La bara bianca viene deposta sotto terra, tra il pianto straziante di chi ha voluto bene a Jessica. Un «fiore spezzato», come ha detto mamma Lucia, che «voleva vivere la vita al massimo, fino all’ultimo».

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