L'orafo che vende panini e bomboloni
Stefano Michelazzi, ambulante in bicicletta sulle orme del mitico «Moro»
TRENTO. Orafo e venditore itinerante. Seduto dietro al bancone intento a incidere preziose opere d'arte in oro, ma anche in sella alla bicicletta con il carretto pieno di cibarie. Lo vediamo così Stefano Michelazzi, 48 anni, proprietario assieme alla sua famiglia dell'omonima oreficeria di via Cavour. O meglio, siamo sempre stati abituati a vederlo come orafo, un lavoro che porta avanti da quasi trent'anni. Ma da qualche giorno, dal primo marzo per la precisione, lo vediamo anche come venditore itinerante, in sella alle due ruote in giro per la città a vendere frutta, panini, bibite, pizze e prodotti di panificio.
È dappertutto, Stefano: eccolo pedalare in via Belenzani, in piazza Duomo, via Verdi, specie negli orari di pausa pranzo, per intercettare studenti universitari, impiegati e commercianti che, vedendolo, sempre più spesso decidono di "disertare" la tappa nel bar o nella rivendita di pizza al taglio di tutti i giorni. Due professioni, un unico modo di essere: sapersi mettere in gioco, provare soluzioni alternative, intentarsi nuovi mondi, fare cose che nessuno fa più. Lo descrive così la sorella: «Stefano è tenace, riesce sempre a trovare nuovi stimoli». Come, appunto, questo: andare in città, nelle piazze, nei parchi, durante le manifestazioni a vendere cibarie, con il suo carretto tirato a suon di pedalate.
Perché questa scelta? «Tutto è nato dal desiderio di portare avanti quello che fa mio fratello - racconta Stefano - che si sposta con il camion per vendere pizze. Ho voluto a provarci anch'io, ma con la bicicletta, che è un mezzo più agile, con il quale è più facile spostarsi in città. Inoltre voglio fare quello che un tempo faceva il "Moro" (uno dei più famosi venditori ambulanti della città, conosciuto da tutti, deceduto anni fa dopo aver "sfamato" generazioni di studenti, ndr), andando in giro a vendere frutta, panini, focacce, bibite. E poi devo ammettere che in questo modo, quando ho dei tempi morti nel mio lavoro, invece di stare in Internet a "googlare", posso andare in giro a fare qualcosa di diverso, con il quale forse potrò arrotondare. Certo, non parlo di guadagni, ho iniziato da tre giorni soltanto. Non è un lavoro remunerativo, ma mi permette di staccare la spina».
Stefano ha tante passioni, tutte però accomunate dall'amore per l'arte: orafo, prima di tutto. «È un lavoro che mi piace molto - racconta - è arte vera. Peccato che si stia perdendo. Le botteghe, i laboratori artigiani stanno morendo, purtroppo. È un lavoro che mi piace perché è qualcosa di mio, che ho prodotto io. E poi ogni giorno faccio qualcosa di diverso, oggi incido, domani saldo». Ma Stefano è anche musicista: «Ho pensato di farlo come lavoro, il musicista. Ho suonato per anni il basso elettrico», racconta. A questo si aggiunge la passione per il disegno e la lettura. E infine questo nuovo lavoro, che forse è un altro tipo di arte: l'arte di saper stare con la gente, di essere gentile, disponibile. Come lo è da trent'anni con i clienti che entrano nella sua oreficeria.
Qual è il segreto per essere un buon orafo e un bravo venditore itinerante? Risponde ancora la sorella: «Mettere passione e impegno in tutto». Stefano risponde invece mostrando un oggetto in oro finemente intagliato: rappresenta una mano, forse un portafortuna, molto richiesto dalle donne musulmane. «È tutto realizzato a mano - spiega - sono cose, queste, che non fa più nessuno». E, forse, nemmeno il venditore itinerante in bicicletta, a parte lui, non lo fa più nessuno.