l’esperienza

TRENTO. Rispetto a tre anni fa, quando trovarono casa in via Giusti grazie al Seminario minore, sono aumentati di numero. Nell'agosto del 2011 è nato un bimbo che ha portato a 19 il numero di coloro...


di Luca Marognoli


TRENTO. Rispetto a tre anni fa, quando trovarono casa in via Giusti grazie al Seminario minore, sono aumentati di numero. Nell'agosto del 2011 è nato un bimbo che ha portato a 19 il numero di coloro che andranno ad abitare nel primo “condominio solidale” del Trentino. Martedì il consiglio comunale ha dato il via libera alla concessione urbanistica in deroga per la ristrutturazione dell'immobile. «Ci avevano preventivato nove mesi di lavori e penso che in un anno, forse anche meno, potremo essere dentro», dice Elena Poli, una delle future residenti, assieme al marito e ad altre tre coppie. Il costo della ristrutturazione è di circa 600 mila euro, la contropartita offerta al Seminario in cambio della concessione del palazzo in comodato gratuito per 25 anni.

Il condominio solidale è un'esperienza di vita comunitaria nata a Milano nel 1979, quando tre famiglie diedero vita al primo nucleo nel quartiere di Villapizzone. L'antica villa dei Radice Fossati, nobili meneghini dell'Ottocento, era in stato di abbandono, ma grazie all'entusiasmo del geometra Bruno Volpi, rinacque a nuova vita lanciando una nuova forma di abitare insieme basata sulla solidarietà, la condivisione e l'apertura alla società. Si costituì l'Associazione comunità e famiglia, che esiste anche in Trentino, dove conta alcune decine di membri. Tra loro ci sono i condòmini di via Giusti: due insegnanti, due formatori, due restauratori, due casalinghe e i loro 11 bambini. Nel gruppo ci sono anche Dario Pedrotti e la moglie Antonella Valer, anime della fiera “Fa’ la cosa giusta” e impegnati nella promozione dell’economia sostenibile e della mobilità alternativa.

Elena Poli oggi fa la casalinga: «Ogni famiglia - spiega - avrà il suo appartamento, poi ci saranno una grande sala e un cortile comuni al piano terra». La filosofia è semplice, almeno a dirsi: «L'idea è di vivere con la porta aperta, sia alle famiglie del condominio che al quartiere dove andremo a vivere».

Le comunità famiglia sono 30 in tutta Italia, ma non c’è una formula unica: «Ognuna ha la sua caratteristica. Ci siamo detti: non creiamo un progetto sulla carta». L’integrazione con il rione avverrà giorno dopo giorno. «Sicuramente porterà a qualche forma di accoglienza, stanziale o temporanea, vedremo. Ma prima nascerà il condominio, poi scopriremo quale sarà la sua vocazione. Potrebbe trattarsi di accogliere la vecchietta sola, oppure la mamma che viene a far giocare il bambino, o anche il creare un lavoro comune. L'idea è che ci sia un posto accogliente che vada incontro a quelli che sono i bisogni di quel territorio, che ancora non conosciamo».

Le quattro famiglie, infatti, per ora vivono separate, anche se si trovano ogni 15 giorni. E’ già operativa, invece, la cassa comune: «Da un anno e mezzo e funziona molto bene. E' molto emozionante questa fiducia che ogni mese viene rinnovata. Nessuno sindaca su cosa fai con i soldi che prendi. Ognuno prende in base alla valutazione che la coppia fa. Ci sono stili di vita diversi e c'è l'accettazione condivisa di questa diversità».

Lo stile di vita è comunque improntato a principi di sobrietà: «Siamo famiglie con uno stile di vita critico e sostenibile - precisa Poli - ma lasciamo tutti liberi. Se si punta sull'essere e non sull’avere, anche i consumi seguono quest'etica. Probabilmente avremo anche delle cose in condivisione: penso all’automobile».

L’Associazione comunità e famiglia Trentino organizza una festa ogni anno, il 2 di giugno. «Abbiamo anche organizzato una settimana di vacanza per altre famiglie: a Lavarone, nella colonia di Gardolo, quest'estate e l'anno prima alla colonia di Pinè. C'erano una sessantina di persone, famiglie sia della provincia che di fuori».

La spinta che sta alla base di questo stile di vita è soprattutto una: «Le relazioni tra persone sono al centro. Credo che qualunque incontro sia un dono, lo stare insieme dei bambini e degli adulti».

L’associazione non ha orientamenti religiosi: «Possono aderire famiglie di varie convinzioni, anche atee», dice l’aspirante condòmina solidale. «Quella di Villapizzone è nata anche da un piccolo nucleo di gesuiti, ma uno dei pilastri per noi è di accogliere tutti nella diversità».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano