L’amarcord del vecchio leone Tretter
In cento all’incontro della nostalgia a Riva. «Noi autonomisti non siamo né di destra né di sinistra. Rossi sta sbagliando»
Si spengono le luci. Parte la pellicola. In prima fila tra il pubblico c’è Franco Tretter che guarda. Anzi, che «si» guarda. In video infatti c’è Tretter. Diciotto anni fa. A Borghetto. La giornata di ieri era perfetta per gli appassionati di vintage. C’era un Franco Tretter in maniche di camicia che dava ordini a destra e a manca e che pareva proprio il capo, come tanti anni fa. C’era Livio Hoffer, 77 anni portati alla grandissima, che gestiva l’assemblea. C’era Carlo Andreotti, sul tavolone dei relatori, che ha esordito dicendo: «Tretter mi ha affidato l’incarico di spiegare che cosa sono i veri autonomisti trentini, in sigla Vat». C’era un parterre misto Lega - Pptt - Uatt - Patt - Carroccio sorridente e certo non accaldato. C’era il senatore Sergio Divina. C’era Giacomo Bezzi.
Poi, all’improvviso, è andato in onda il documentario. Il video del raduno di Borghetto del 29 ottobre del 1995. Impietoso. Un amarcord straziante. All’improvviso si vede un Tretter di diciotto anni fa. Dopo un attimo ecco Andreotti di 18 anni fa. Poi il ragazzone Gelmetti, il Furore di 18 anni fa. Divina che sembra uno sbarbatello. Durnwalder che pare un giovanottone. E Bobo Maroni, che non sembra neppure Crozza. E poi, ciliegina sulla torta, un Silvius Magnago in gran forma, che fa battute e poi elogia Tretter e Gelmetti che ridono felici. Sì, c’erano molti dei protagonisti di allora che si riguardavano nel video. Di quando il Patt era di Tretter ed era una potenza che portò al raduno di 15 mila persone. Di quando il Partito autonomista guidava la Provincia. Di quando il Patt era “blockfrei”, con le mani libere dai poli.
Ed è stato proprio questo il messaggio che ieri Tretter ha letteralmente scagliato (ben appoggiato da Carlo Andreotti) dalla Sala della Comunità all’Incompiuta di Riva del Garda. Una platea di supporters composta da un centinaio di persone, al 90 per cento maschile (e per l’età media puntate in su con gli “anta”).
«Noi siamo qui a Riva, dove abbiamo riunito le anime autonomiste in un solo partito - ha detto Tretter - e tutti sanno che gli autonomisti non sono di sinistra né di destra. Non possono stare da una parte». Eccolo l’eterno ritornello del “blockfrei” di Tretter. Che spedisce direttamente a Ugo Rossi. I leghisti (oltre a Divina, ecco Fugatti, Savoi, Boso, Civettini, Bridi, Angeli, Paccher... un piccolo esercito) si fregano le mani, ascoltano il vecchio leader con il sorriso sempre aperto. Sperano di prejndersi un po’ di quei voti in uscita dal Patt. Ma quanti sono quei voti? Tretter fa capire che c’è una grande parte degli autonomisti che non può accettare di stare di là a sinistra, mentre - ripete il vecchio capo, usurato dalla lunga vicenda giudiziaria - i Veri Autonomisti Trentini (i Vat) sono più vicini alle battaglie della Lega. E ribadisce che si tratta di una cultura autonomista. Di una storia. Si alza in mezzo al pubblico, indica una a una le persone che cita. E poi ricorda chi non c’è più «Lasciatemi ricordare Pruner. E poi Fedel, E Casagranda...». Tretter sembra un vecchio leone che vuol tornare a ruggire. Ma avverte che il ruggito non è più lo stesso. «È la prima seduta dopo 10/15 anni a cui partecipo, non sono più abituato. E poi ho voluto tenere uno spirito francescano, altrimenti (e qui alza un po’ la voce), se avessi avuto i mezzi che altri hanno, avrei riempito tre di queste sale!». Nessuno applaude. Tutti fanno sì col capo. Arriva Caterina Dominici. La riempiono di applausi. Parla il professor Claudio Eccher. Parlano Divina e Fugatti. Parla Boso (in dialetto, ovvio) e attacca Mosna: «È il servo sciocco di Dellai». Mario Caproni, candidato del Patt (vicino a Ottobre), è in platea: sta immobile. Ascolta. Poi tutti a mangiare. E a rispolverare altri ricordi. Di quando Bossi e Tretter, quella volta...