L’affondo di Renzi: «Via le Regioni speciali»

Attacco contro le Autonomie nell’ultimo libro del sindaco di Firenze. Rossi: «Andrò a parlargli. Dobbiamo cambiare strategia comunicativa»


di Luca Petermaier


TRENTO. Stavolta - ed è l’aspetto più sorprendente della vicenda - l’attacco all’autonomia speciale del Trentino (e, invero, anche delle altre regioni a statuto speciale) proviene non dall’artiglieria del centro destra o da qualche esponente del governo tecnico di Mario Monti. No, stavolta la bordata giunge dal “fuoco amico” del Pd, lo stesso partito che in Trentino sorregge la maggioranza di centro sinistra autonomista che - solidamente - amministra la Provincia da anni.

L’ennesimo affondo contro le Regioni a statuto speciale e i loro (veri o presunti) privilegi arriva da Matteo Renzi, il rottomatore fiorentino sceso in campo per sfidare Bersani e tutto l’establishment del partito nelle primarie interne volute per scegliere il candidato alla corsa di presidente del consiglio.

Renzi lo scrive nel suo ultimo libro, “Stil Novo”, presentato in tutta Italia e recentemente anche a Madonna di Campiglio dove, ad assisterlo e sostenerlo, si presentarono i “rottamatori” trentini, capeggiati dal capogruppo del Pd in consiglio provinciale Luca Zeni insieme al collega consigliere Andrea Rudari e altri giovani esponenti del Partito Democratico locale. Parlando degli sprechi da estirpare, scrive Renzi in un passaggio alle pagine 99 e 100: «Ci vuole una cura radicale per risolvere il problema...Via le province, trasformate in enti di secondo livello e via le regioni a statuto speciale».

Il passaggio “ostile” è stato pizzicato dall’ex segretario del Patt Ugo Rossi che in breve ha postato sul suo profilo di Facebook il testo, suscitando una reazione di crescente nervosismo verso gli alleati del Pd da parte dei suoi sostenitori. Lui, Rossi, a bocce ferme commenta così: «La preoccupazione forte è che oggi tutto quello che sa di autogoverno viene dipinto come causa del male di questo paese». Rossi spiega che «quest’uscita di Renzi è la dimostrazione che i trentini non possono rincorrere modelli nazionali nella speranza di trovare la salvezza ai mali dell’Italia. Dobbiamo prima di tutto guardare al nostro interno, dentro al nostro territorio. Ed è ora che cominciamo a battere i pugni, facendo capire - ad esempio - che l’adesione delle forze politiche trentine - io parlo di Patt e Svp - a progetti politici nazionali debba avere come pre-condizione l’accettazione della nostra autonomia e del principio dell’autogoverno dei territori. Se poi, in altre regioni italiane, si è governato male, allora che vengano commissionate quelle regioni e non indebolite tutte le altre, soprattutto quelle come il Trentino che funzionano».

L’assessore autonomista ammette la possibilità che il Trentino possa anche «rinunciare a una parte di risorse, come già oggi avviene, a patto che il modello autonomista venga riconosciuto come pure il nostro diritto di autogovernarci». E sugli errori di comunicazione verso l’esterno (ad esempio la giornata dell’autonomia, un mezzo flop) Rossi chiarisce: «Dobbiamo cambiare atteggiamento, smettere di spiegare a noi stessi quanto siamo bravi. Dobbiamo spiegarlo all’esterno, fuori, a Roma e in Italia. Per questo ho deciso che scriverò a Renzi e gli chiederò un incontro a Firenze».













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