Kuhn: «Wagner, sfida entusiasmante»

Il maestro racconta le emozioni del concerto che dirigerà mercoledì all'auditorium di Trento



TRENTO. A Bolzano, nella sede dell'orchestra, si sono svolte - guidate da Gustav Kuhn - le prove per l'evento wagneriano promosso dalla Fondazione Orchestra Haydn il 50º anniversario dalla fondazione del complesso regionale. L'appuntamento è per domani, alle 20.30, all'auditorium. Anche fuori dall'orario di "lavoro" è tutto un risuonare di leitmotiv walchiriani e siegfriediani: la prima volta ufficiale dei professori con il compositore tedesco è evidentemente una ardua prova, una responsabilità.
Al cuore wagneriano di Kuhn, direttore capace di condurre a memoria l'intera Tetralogia in due giorni (nel suo Festival di Erll), abbiamo chiesto alcune impressioni sul lavoro.
Perchè Wagner è così difficile?
Tecnicamente la partitura, soprattutto nel Siegfried (a Trento verrà eseguito il finale dell'Atto III assieme al I atto di Walchiria) è scomoda. Ma l'orchestra sta affrontando la sfida con entusiasmo: è una cosa nuova e proprio per questo riusciranno egregiamente. Oltre agli scogli tecnici, c'è anche l'esigenza di suonare con una forza eccezionale. E poi, anche se in Wagner è la dimensione sinfonica che conduce la narrazione, ci sono non pochi momenti in cui l'orchestra deve riflettere e seguire i cantanti. Ma abbiamo un retroterra solido, un'ottima scuola sia di suono, per esempio con la Nona Sinfonia di Mahler dell'anno scorso, sia di teatro con le esecuzioni di Rossini e Donizetti.
Non si preoccupa del fatto che forse anche per il pubblico Wagner possa suonare difficile?
No. La musica di Wagner è così trascinante che ha affascinato totalmente compositori come Brukner, come Wolf - (si potrebbe aggiungere che ha stregato tutta la cultura del decadentismo, ndr) - che affascina direttori e cantanti e il pubblico insieme a loro. Wagner era già riuscito nell'Ottocento nell'impresa che sognava Schonberg: creare una musica capace di soddisfare tanto le esigenze degli intellettuali più raffinati, quanto dell'uomo della strada. Una magica rete sinfonico-teatrale dunque, in cui restare tutti imbrigliati vivendo le passioni "pazzesche" di Siegmund e Sieglinde, di Brunhilde e Siegfried.
Ma come la mettiamo, in una città di tradizione italiana come Trento, con le scomodità del personaggio attorno cui non sono mai state sopite le accuse di antisemitismo?
Rispondo con un solo nome: Baremboim (che inaugura la stagione scaligera quest'anno proprio con Walchiria). Si è fatto protagonista di un tragitto wagneriano al teatro milanese già forte di Tristano e Oro del Reno, ndr). Daniel è ebreo. E cosa vogliamo dire poi di Hermann Levi, anche lui ebreo, che diresse la prima del Parsifal a Bayreuth, considerata l'opera cristiana di Wagner.
Dunque incrostazioni ideologiche?
Sì naturalmente, sono errori che facciamo noi con il senno del poi: le affermazioni antisemite di Wagner erano solo riflessioni teoriche, all'epoca piuttosto diffuse. Lui non poteva sapere cosa sarebbe successo dop. Nè tantomeno poteva immaginare l'uso ideologicamente indiscriminato della sua musica come rappresentativa della superiore "razza tedesca", ben altra cosa essendo il razzismo rispetto ai valori identitari di una nazione. In musica e in tutto il resto.













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