la polemica

«Iscritti secretati», Betta accusa e lascia

Congresso Upt, l’ex senatore si dimette dal comitato organizzatore. Incontro Mellarini-Dellai per scongiurare la scissione


di Chiara Bert


TRENTO. A una settimana esatta dal congresso Upt di sabato prossimo, ieri l’ex senatore Mauro Betta, tra gli uomini più vicini a Dellai, ha rassegnato le sue dimissioni dal comitato organizzatore del congresso: «Non c’è il rispetto delle regole e non ci sono più le condizioni di fiducia». Uno strappo, l’ultimo, che avviene in un clima già infuocato dentro il partito, che il 23 gennaio dovrà scegliere chi sarà il segretario tra il fondatore, ex governatore e oggi deputato Lorenzo Dellai e l’assessore provinciale Tiziano Mellarini, favorito nei pronostici.

«Non ci sono spazi per candidature di compromesso dell’ultim’ora», ha avvertito giovedì la segretaria uscente Donatella Conzatti invocando il rispetto delle regole di fronte ai rumors di improbabili tentativi delle «colombe» del partito di trovare un nome di mediazione che eviti lo scontro frontale e allontani lo spettro della scissione. Dura la replica di Andrea Merler, membro del parlamentino in quota Cantiere civico: «Leggere che la segretaria invoca il rispetto delle regole congressuali è come leggere che “Gargamella si preoccupa dell'incolumità dei Puffi”, tali e tante sono state le bizzarrie e le stranezze in queste settimane di preparazione al congresso». «Non pare proprio, per l'ennesima volta, che chi ha gestito l'Upt negli ultimi 18 mesi abbia a cuore il futuro di questa nostra esperienza politica, il destino della quale appare - così - sempre più precario».

Il mancato rispetto delle regole è l’accusa lanciata anche da Betta nella sua lettera inviata al presidente del parlamentino Andrea Tomasi, in cui il senatore accusa la segreteria uscente di non aver voluto consegnare al comitato organizzatore - nonostante tre richieste e il parere dei garanti - l’elenco degli iscritti, conservato in un luogo diverso dalla sede del partito senza comunicarlo al parlamentino, fatto che avrebbe impedito «ogni controllo da parte del comitato». L’ex senatore giudica poi «non legittima» la convocazione del congresso, lamentando che la mail dell’8 gennaio non è stata ricevuta da molti iscritti e che l’annuncio pubblicato sui giornali «invece di annunciare un dibattito politico tra Dellai e Mellarini con il contributo di tutti gli iscritti, comunica solo l’apertura e chiusura dei seggi per favorire la partecipazione delle truppe». In questo clima da resa dei conti, le «colombe» - come detto - non hanno smesso di lavorare. Un faccia a faccia tra Dellai e Mellarini potrebbe svolgersi già nelle prossime ore. Non è aria da passi indietro, ma l’ultima possibilità di evitare la spaccatura passa per un accordo tra i due sul futuro spazio per il perdente (e la minoranza) dentro il partito. Dellai ha fin qui rispedito sdegnato al mittente l’offerta di cariche (la presidenza o un ruolo in segreteria) messa pubblicamente sul tavolo dal capogruppo provinciale Gianpiero Passamani. Ma a una settimana dallo scontro finale, un addio del padre fondatore è uno scenario che fa tremare tanti dentro l’Upt.

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