Irpef, bonus per 40 mila pensionati
Il risparmio sarà di 150 euro l’anno, 12 euro al mese. Lunedì la giunta presenta il disegno di legge: budget di 6 milioni
TRENTO. Saranno 40 mila i pensionati esentati dal pagamento dell’addizionale Irpef. Nelle loro tasche resteranno 150 euro l’anno, ossia 12 euro al mese. Questi i beneficiari del pasticciaccio (il presidente Ugo Rossi l’aveva definito uno “scivolone”) combinato dalla maggioranza in consiglio provinciale alla fine di dicembre, quando per errore era stato votato un emendamento alla finanziaria delle minoranze che prevedeva l'azzeramento dell'addizionale Irpef, provocando un ammanco per le casse provinciali di 89 milioni di euro.
Minoranze che avevano approfittato dell’inattesa “distrazione”, ottenendo che parte di quella somma fosse effettivamente destinata a benefici fiscali per i pensionati. Ne era scaturita una trattativa, con le opposizioni che chiedevano inizialmente 10 milioni e il governatore che ne offriva 2, conclusasi con un accordo a metà strada: 6 milioni di euro.
Ieri sera in Piazza Dante si è tenuto un incontro tra i vertici di Cgil, Cisl e Uil, il direttore generale Paolo Nicoletti e la dirigente generale del dipartimento Affari finanziari Fulvia Deanesi, in cui è stato illustrato nei dettagli il percorso che la Provincia ha intenzione di compiere.
Lunedì la giunta presenterà un disegno di legge con cui si disciplineranno le modalità di distribuzione degli sgravi. L'ipotesi è di azzerare l'addizionale regionale Irpef per i pensionati che non raggiungano un reddito complessivo lordo annuo di 15 mila euro. Chi rimarrà sotto questa soglia non dovrà pagare l'imposta, oggi fissata all'1,23%.
La platea dei beneficiari sarà di 40 mila pensionati, sul totale di 65 mila che la la Provincia stima dichiarare meno di 15 mila euro: 25 mila di essi infatti risultano incapienti (con un reddito inferiore a 7.500 euro). Il beneficio sarà di 150 euro in media all'anno, che significano 12 euro al mese.
I sindacati hanno ammesso che l’ipotesi illustrata è l'unica percorribile, data la normativa in vigore (articolo 16 della finanziaria), perché fissare la soglia sopra i 15 mila euro significherebbe ridurre ulteriormente il beneficio mensile, già irrisorio.
Tuttavia l'intervento - è stato osservato dai rappresentanti dei lavoratori - ha gli stessi limiti del bonus di 80 euro di Renzi, perché non attribuisce alcun vantaggio a chi ha redditi molto bassi. La proposta dei sindacati è stata di intervenire, per i pensionati più poveri, sul reddito di garanzia, in due modi: il primo evitando che i pensionati al minimo o con integrazione sociale, nel momento in cui richiedono il reddito di garanzia, si vedano togliere le integrazioni nazionali l'anno successivo, aprendo un confronto con l'Inps; il secondo innalzando la soglia Icef per il reddito di garanzia destinato ai pensionati - ora fissato a 0,14 - fino a 0,15 in modo di allargare la platea dei beneficiari. Nicoletti si è impegnato a predisporre un protocollo di intesa che contenga un impegno comune per affrontare il tema dei pensionati incapienti tramite lo strumento del reddito di garanzia.