Informazione, voci minacciate
Le storie. Oggi la giornata internazionale della libertà di stampa: da Trento parte la mobilitazione. Borrometi, da anni una vita sotto scorta. Andolfatto nel mirino dei casalesi. Dachan; «In Siria chi vuole essere libero viene ucciso»
Trento. In solo l’8% dei 180 Paesi monitorati la libertà di stampa è considerata “buona”. In Turchia, dopo il fallito golpe del 2016, sono in carcere 150 giornalisti, 2500 sono rimasti senza lavoro anche a causa della chiusura di 115 mezzi di comunicazione - tra giornali, riviste, agenzie, radio e tv - decisa dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Ancora più drammatica la situazione in Siria. Non solo il Paese si trova al 174esimo posto, su 180, per la libertà di stampa, secondo l’ultimo rapporto di Reporters Sans Frontières, ma negli 8 anni di guerra che lo sta tuttora devastando sono stati uccisi 689 operatori dell’informazione di cui 52 in carcere, sottoposti a torture e privazioni mortali.
Un pessimo record
L’Italia detiene il triste “primato” europeo dei giornalisti sotto scorta. Ben 21. Fazila Mat, giornalista turca, Asmae Dachan, italo-siriana e Paolo Borrometi, presidente di Articolo 21, da alcuni anni sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia, hanno relazionato sulla libertà di stampa ieri a palazzo Geremia, dove è stata anticipata la Giornata internazionale della libertà di stampa promossa dall’Onu che si terrà oggi in tutto il mondo. Momento di riflessione organizzato dai sindacati regionali del Trentino-Alto Adige/Sudtirol, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto, da Articolo 21 e dall’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/Cci che su questi temi monitora la situazione nel Paesi dell’est europeo. Da Trento, la città di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista ucciso a dicembre a Strasburgo durante un attentato terroristico, è venuto un appello a favore della libertà di stampa: ieri a palazzo Geremia c’erano i suoi genitori, la sorella, la fidanzata.
Monica Andolfatto, giornalista del Gazzettino, è stata recentemente presa di mira dal clan dei Casalesi per le sue inchieste: «Non voglio passare per l’eroina di turno, ho fatto solo il mio lavoro. Con le minacce non colpiscono solo me, ma anche il mio giornale». La giornalista italo - siriana Asmae Dachan parla del suo paese d’origine raccontando di «una mancanza di libertà che dura da quasi mezzo secolo, dove i giornalisti e politici che vogliono fare opposizione vengono uccisi».
Sindacati e istituzioni
«C’è un tentativo – ha detto Rocco Cerone, segretario del sindacato del Trentino-Alto Adige – di imbavagliare le voci libere. Dedichiamo questa giornata a Radio radicale che è a rischio chiusura per il taglio dei contributi pubblici ma anche a tutti quegli organi di informazioni più piccoli, dai periodici diocesani al Manifesto all’Avvenire, che si potrebbero vedere ridotti il sostegno che, va ricordato, non va più da tempo ai grandi giornali». «Il buon giornalismo, che esiste, va premiato – ha aggiunto il sindaco Alessandro Andreatta – Senza libertà di stampa non c’è democrazia».
«Ogni tentativo di bloccare e imbavagliare la stampa – ha commentato l’assessore provinciale Mattia Gottardi – va contrastato. Eliminare le risorse pubbliche vuol dire limitare il pensiero». Per il presidente dell’ordine regionale Mauro Keller «da parte dei giornalisti il rischio è anche quello, in un momento economicamente difficile come questo, dell’autocensura per mantenere il posto di lavoro e non “disturbare” l’editore di riferimento». «Da Trento parte la richiesta forte – ha detto Giuseppe Giulietti, presidente nazionale della Fnsi – perché i cittadini possano esercitare il diritto, secondo quanto previsto dalla Costituzione, ad essere correttamente e liberamente informati». Per conoscere molti contenuti sulla libertà di stampa in Europa ci si può collegare al sito www.rcmediafreedom.eu.