politica

Indennità, sì alle rinunce. Nessuno lo fa

Approvato il disegno di legge ma i consiglieri non aderiscono. Kompatscher: «Basta demagogia sulla politica»


di Chiara Bert


TRENTO. Con 38 voti a favore, un contrario e 10 astenuti, il consiglio regionale ha approvato ieri il disegno di legge presentato dall’Ufficio di presidenza che consente ai consiglieri a una parte o all’intero importo della loro indennità mensile (che ammonta a 9800 euro lordi, 5.435 euro netti). L’importo sarà trattenuto dalla Regione, mentre fino ad oggi i consiglieri potevano comunque restituire, con un bonifico alla tesoreria, una parte dell’indennità.

Ma se la possibilità ora c’è, frutto di una legge partita da un ordine del giorno presentato un anno e mezzo fa dai consiglieri altoatesini Andreas Pöder e Elena Artioli, lo scenario più realistico è che la legge non serva a nessuno visto che ad oggi non risultano consiglieri desiderosi di rinunciare a una parte della retribuzione.

Al termine di una giornata in cui il consiglio ha approvato anche il rendiconto e poi ha discusso a lungo di una mozione del consigliere Graziano Lozzer (Patt) per far fermare il Frecciargento anche a Egna/Ora, nel dibattito in aula Pöder si è detto a favore della legge ma «convinto che l’indennità percepita dai consiglieri sia adeguata al lavoro che si fa»: «Questo ddl servirà a smascherare gli ipocriti: chi pensa di non valere quanto percepito potrà rinunciare, senza versare questi soldi ad una associazione».

Una polemica con i 5 Stelle, che da sempre - ha ricordato Filippo Degasperi - versano una quota della loro indennità ad associazioni selezionate dagli attivisti: «Il M5S - ha avvertito - non restituirà mai le rinunce alla Regione». Posizione condivisa da Claudio Cia, che avrebbe rinunciato - spiega - «se fosse passato il mio emendamento per destinare le rinunce al Fondo regionale per la famiglia e all’occupazione». Rodolfo Borga (Civica) e Alessandro Urzì hanno insistito che «questa legge non cambia nulla perché chi voleva rinunciare poteva già farlo». «Mi astengo», ha annunciato Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino), «di questo passo tra un po’ chi fa politica dovrà versare anche dei soldi».

Nel dibattito è intervenuto il governatore altoatesino Arno Kompatscher: «Ciascuno può rinunciare, fare donazioni - ha detto - questo è nella coscienza di ognuno. Ma si deve smettere di dare il messaggio demagogico che la politica non ha un costo e non vale nulla. Così diminuisce la credibilità della politica e non potremo lamentarci alla fine se la società non ha più rispetto della politica».

Anche dalla maggioranza non si annunciano adesioni. «È giusto dare questa possibilità ai singoli - dice il capogruppo Pd Alessio Manica - ma come gruppo riteniamo di attendere gli sviluppi che arriveranno con la riforma costituzionale (che mette come tetto l’indennità del sindaco del capoluogo, 8770 euro lordi, ndr) e la legge di iniziativa popolare promossa dalle Acli (che chiede di tagliare l’indennità a 7500 euro, ndr)».

Il capogruppo Giampiero Passamani ricorda che «la politica ha un costo e i consiglieri Upt versano il 20% dell’indennità al partito, se si aggiungono le spese per l’azione amministrativa di fatto lo stipendio si riduce a circa 2800 euro». E il consigliere Pietro Degodenz ieri aggiungeva che lui che viene tutti i giorni dalla Val di Fiemme ha anche alti costi di trasporto: «Ho fatto 100 mila chilometri». «Deciderà il partito, sennò è la corsa a chi si fa più bello», dice Maurizio Fugatti, «io verso 1500 euro al mese alla Lega».

Ieri è stata l’ultima seduta del consiglio regionale a Trento prima della staffetta con Bolzano di metà legislatura, che comincerà il 30 maggio con l’elezione del presidente (candidato è l’attuale vice Thomas Widmann, Svp) e del vicepresidente. Per quest’ultimo ruolo la scelta sarà tra l’attuale presidente Chiara Avanzo, sostenuta da Pd e Upt, e Walter Kaswalder. «Nel Patt c’è un accordo (per l’avvicendamento con Kaswalder, ndr), si parte da lì - spiegava ieri il capogruppo Lorenzo Ossanna - poi vedremo con gli alleati».

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