Indennità, in 5 anni 1.100 euro in più

Aumenta il divario con i lavoratori: paghe cresciute di 200 euro


Jacopo Tomasi


TRENTO. Mille e cento euro. Di tanto è aumentata, in cinque anni, l'indennità dei consiglieri provinciali. Di pari passo si è allargata la forbice con i lavoratori "normali". Nell'arco dello stesso quinquennio (2003-2008) lo stipendio di un insegnante è aumentato di 130 euro, quello di un commerciante di 180, per un operaio metalmeccanico la busta paga si è arricchita di 250 euro.

Già la base di partenza era piuttosto sbilanciata. Nel 2003 l'indennità lorda di un consigliere provinciale ammontava a 9.264 euro. Con la diaria di 3.202 euro arrivava a 12.466. Aumento dopo aumento, al 2008 l'indennità è arrivata a quota 10.334 euro. Se aggiungiamo la diaria arriviamo a 13.661. Lo stipendio di un operaio metalmeccanico è oscillato tra i 1.207 euro del 2003 ed i 1.457 del 2008. Quello di un insegnante di scuola primaria (prima fascia) tra i 1.300 ed i 1.430 euro. Un dipendente del commercio (4º livello) ha visto aumentare la paga mensile (lorda) da 1.178 a 1.358 euro.

Insomma, una bella differenza. Anche se in termini percentuali i numeri parrebbero dare ragione ai politici di casa nostra (le indennità sono aumentate complessivamente dell'11,5%, i contratti in media del 15%), è vero che la sostanza parla chiaro. Un consigliere provinciale sfiora i 14.000 euro lordi al mese, un insegnante di scuola primaria o un dipendente del commercio (4º livello) arrivano appena ai 1.400 euro lordi, così come un operaio. La forbice è evidente. Il divario allarmante. Ed è proprio alla luce di questi dati che il Trentino ha lanciato la sua campagna per tagliare le indennità dei consiglieri del 10%. Un gesto simbolico. Un atto dovuto.

Le firme sul sito www.giornaletrentino.it sono arrivate vicine a quota 4.300. E sull'onda di questa mobilitazione popolare anche i politici hanno iniziato a drizzare le antenne. Così come i partiti. Il Patt ha già presentato la sua proposta per i tagli, il Pd la sta elaborando. E nel mese di settembre potrebbe già essere discusso, in aula, un testo sui costi della politica.

Costi non più sostenibili, sia a livello locale che nazionale. Se da una parte è vero che le indennità dei consiglieri provinciali sono bloccate dal 2008, è altrettanto vero che per gli altri lavoratori non va tanto meglio. Il contratto del pubblico impiego è bloccato. L'ultimo rinnovo del settore commercio ha portato ad un aumento complessivo di 86 euro in 6 rate nell'arco di tre anni (2011-2012-2013). Non molto diversa la situazione per gli operai metalmeccanici. L'ultimo contratto (siglato nel 2009 da Fim e Uilm e non dalla Fiom) ha portato ad un aumento retributivo di 90 euro in tre anni. Ancora più magri gli aumenti che hanno interessato gli insegnanti.

Insomma, il potere d'acquisto è un problema serio per i lavoratori "normali". E in questo periodo di sacrifici necessari per far quadrare i bilanci è giusto che a fare un passo indietro siano i politici che, numeri alla mano, stanno decisamente meglio. Demagogia? Populismo? Più che altro realismo.  Intanto, sempre più politici condividono l'iniziativa lanciata dal nostro giornale. Il primo consigliere a firmare l'appello è stato Bruno Firmani dell'Italia dei Valori. Altri hanno aderito simbolicamente, come il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti. Ieri, intanto ha annunciato la sua adesione il senatore del Pdl, Giacomo Santini, che ha parlato di «misura equa, che sottoscriverei». Chissà che questo non spinga i colleghi trentini a firmare.

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