«Inceneritore? Abbiamo già dato»
Già a gennaio, la circoscrizione Lizzana chiarì che l’impianto provinciale arriverebbe in una zona “carica” di emissioni inquinanti
ROVERETO. La circoscrizione Lizzana - Mori Ferrovia ha messo le mani avanti per tempo. È datata 23 gennaio 2023 la nota, approvata all’unanimità, con cui ha ufficializzato la propria posizione sull’ipotesi di un termovalorizzatore nella zona della discarica. Che non è un no “a priori”, ma un messaggio comunque chiaro. Come a dire: “abbiamo già dato”.
Il presidente è Davide Gamberoni. Che ha una posizione meno dura di quanto si potrebbe immaginare.
È una posizione razionale. Non si può dire no per principio, perché sarebbe un no indifendibile davanti alle rimostranze altrettanto legittime che arriveranno da qualsiasi zona si sceglierà. Non abbiamo ancora gli elementi per un dire un no o un sì razionale. Quando li avremo ci confronteremo con la popolazione.
Che a Lizzana è abbastanza sensibile al tema.
Conviviamo da decenni con una situazione molto delicata. Abbiamo una delle più grandi discariche del Trentino praticamente sotto le finestre. Ma abbiamo anche la zona industriale, con i suoi fumi e i suoi inceneritori aziendali: ce ne sono tre in funzione, un quarto per ora spento. E nell’area di Dolomiti Energia dovrebbe arrivare un Centro integrato. Siamo già belli “carichi” in termini di impatto ambientale.
L’area di Dolomiti Energia è quella dove doveva arrivare la nuova sede dopo la fusione di Asm con Sit? E cosa è un centro integrato?
Sì, l’area è quella. In piena zona industriale, ancora una volta a poche centinaia di metri dalle case. Un Centro integrato è l’equivalente di un Crm ma per le partite Iva: accoglie e smista i rifiuti di diversa natura conferiti da artigiani e imprese. È una struttura di stoccaggio e lavorazione, non una discarica, ma sempre di rifiuti si parla e di camion per conferirli e poi portarli via.
Come consiglio vi siete mossi con grande anticipo, sapevate cose che non sappiamo?
No. Avevamo chiesto un confronto all’assessore all’ambiente di Rovereto, Andrea Miniucchi, nel giugno scorso, quando si ragionava del Centro Integrato. Poi abbiamo seguito tutta la partita termovalorizzatore e quando l’ormai celebre Piano indicava anche la nostra come una delle tre zone di possibile collocamento dell’impianto, abbiamo espresso la nostra posizione.
Che è sostanzialmente di attenzione e invito a ponderare bene tutti gli elementi.
In attesa di indicazioni più chiare, sia sul tipo di impianto che si vuole realizzare sia sulla localizzazione, non si poteva che mettere in chiaro come stanno le cose. Aspettiamo un progetto e anche tutta la raccolta dei dati ambientali che non può non precedere la scelta del luogo. A quel punto, quando sarà chiaro di cosa si parla, avrà senso organizzare serate pubbliche, confronti e azioni conseguenti. Adesso sarebbe un abbaiare alla luna.
Quali sono le cose che possono fare la differenza, in positivo?
Garanzie sulle emissioni, prima di tutto. Verifiche preventive sulla qualità della nostra aria e poi in continuo sull’impatto del termovalorizzatore. Ma anche le misure di compensazione che si metteranno in campo. Perché ci possono essere forme in qualche modo risarcitorie per i cittadini, come potrebbe essere la fornitura gratuita di calore o energia alle case della zona, ma anche forme di compensazione ambientale: ridurre o eliminare altre fonti di inquinamento in modo da arrivare a un saldo positivo per la zona. Appunto, in teoria le cose possibili sono quasi infinite. E non si può arrivare a una posizione razionale e ponderata senza sapere in concreto quale sarebbe la proposta complessiva.
In effetti gli effetti sull’aria e le falde della discarica ormai esaurita sono probabilmente peggiori di quelli di un termovalorizzatore. Se dovessero bonificare i Lavini, ci guadagnereste.
Appunto, in teoria tutto è possibile. Anche se sappiamo che in pratica cose come la bonifica della discarica sono impensabili, ci possono essere altri interventi più realistici comunque molto significativi.
Fin qui il consiglio circoscrizionale. Ma la popolazione come sta reagendo? In paese si vedono un po’ ovunque i volantini della raccolta firme lanciata da Fratelli d’Italia.
C’è preoccupazione, parecchia preoccupazione. Ma c’è anche razionalità. Con più di una persona che invita a valutare che tipo di compensazioni potrebbero essere offerte.
A prescindere da dove sarà realizzato, lei pensa che il termovalorizzatore sia la soluzione migliore?
Temo sia l’unica, visto che le in 5 anni tutte le discariche in Italia saranno esaurite e rifiuti continueremo a produrne. Semmai trovo colpevole che ci si arrivi così in ritardo. L’impianto andava fatto 20 o almeno 10 anni fa, senza arrivare ora con l’acqua alla gola. Poi personalmente credo che puntare su un unico impianto provinciale sia la scelta economicamente più vantaggiosa, ma non la migliore. Io vedrei meglio tanti piccoli impianti, legati a Comunità energetiche e su tutto il territorio. Un modo anche per responsabilizzare tutti a contenere al massimo la produzione di rifiuti.
E legare la gestione al territorio.
E al pubblico: che siano le comunità a gestire l’impianto è comunque fondamentale. Mi pare che l’orientamento sia già questo e penso sia la migliore garanzia possibile per i cittadini trentini.