Incendio doloso alla baita indagato l’ex fidanzato
Il rogo aveva distrutto una mansarda in val di Sella. Lui si difende: sono innocente, quella sera ero fuori provincia e non avevo ragioni per farlo
TRENTO. I testimoni avevano raccontato di aver visto una macchina scappare lungo una strada del bosco e le fiamme illuminare la notte. L’incendio aveva avuto conseguenze pesanti, distruggendo la mansarda di una baita in val di Sella. Era la primavera del 2011 e sul posto, oltre ai pompieri che avevano lavorato più di quattro ore per aver ragione delle fiamme, i carabinieri che avevano da subito iniziato ad investigare perché appariva chiaro: era un incendio doloso. A due anni e mezzo di distanza, si è arrivati all’avviso di conclusione delle indagini, con un quarantenne indagato in concorso con altri (non noti) per il rogo. E il movente sarebbe passionale. L’uomo, infatti, è l’ex fidanzato della figlia del padrone della baita. E lui - che si è affidato all’avvocato Francesco Moser per la difesa - si dice completamente estraneo alla vicenda. Di diverso avviso la procura che nel corso delle indagini aveva anche individuato il possibile complice, la cui posizione però, era stata archiviata.
Dunque da una parte c’è l’accusa che sostiene che l’uomo sarebbe il «mandante» dell’incendio, incendio che sarebbe stato in qualche modo annunciato con delle telefonate minacciose alla famiglia fatte utilizzando schede telefoniche di uno stato estero. Insomma gli accertamenti di procura e carabinieri alla fine avrebbero portato a questo quarantenne che però, come detto, si dichiara innocente. E lo fa con una serie di argomentazioni. Partendo dal fatto che lui quella sera (l’incendio è avvenuto poco prima di mezzanotte) era in Lombardia dalla madre e quindi più che distante dal luogo del rogo. Non solo. Non avrebbe avuto nessuna ragione per appiccare le fiamme. I rapporti con l’ex fidanzata, infatti, si stavano appianando. Erano stati insieme per un lungo periodo e dopo la rottura del rapporto c’erano state una serie di querele e contro querele. Con lui nella situazione più spinosa tanto che era finito davanti al giudice di pace per delle molestie telefoniche (ora si parlerebbe di stalking ma allora il reato così come è inteso ora non c’era). E l’udienza è uno dei punti della difesa. Sì perché era stata fissata pochi giorni dopo l’incendio ed era stata preceduta da un accordo fra i due. Della serie ritiriamo le querele, ci mettiamo una pietra sopra o ognuno tornata vivere tranquillamente la sua vita. Dunque, sostiene l’indagato, che senso avrebbe avuto incendiare la baita quando tutte le questioni erano ormai ricomposte sapendo che avrei attirato l’attenzione su di me? L’uomo deve anche rispondere di calunnia perché avrebbe detto ai carabinieri (ma in maniera informale, spiega) che un ex amico gli aveva riferito che come aveva appiccato il fuoco alla baita, poteva farlo anche con casa sua.
©RIPRODUZIONE RISERVATA