In un anno seicento licenziati in più

In 5.300 iscritti alle liste di mobilità. Tre su quattro arrivano dalla piccola azienda, 1 su 4 dal comparto edile


di Robert Tosin


TRENTO. Sembra che non ci sia fine al peggio. Le liste di mobilità trentine continuano ad ingrossari e pare che il lievissimo miglioramento di agosto rispetto a luglio (23 licenziati in meno) non si possa assolutamente prendere come un segno di fiducia. A fare paura è piuttosto il raffronto sull’agosto dell’anno scorso, quando i disoccupati erano 624 in meno. La soglia dei 5 mila trentini in mobilità resta abbondantemente superata: 5.298. A far capire che non ci sono ancora segnali di risveglio ci pensa il dato sui lavoratori sospesi, cioè su quelli che riescono a trovare un lavoro temporaneo e a termine: dai 1.912 di un anno fa si è precipitati a 1.498, segno che è sempre più dura trovare anche un’occupazione per poche settimane o pochi mesi.

Chi è sempre stato convinto che “piccolo è bello” ora si deve definitivamente ricredere: più di tre licenziati su quattro arrivano dalla piccola impresa (76,1%). Sul computo totale degli iscritti alle liste di mobilità il 77,6% è stato proprio espulso dalle realtà più piccole. Le grandi industrie invece hanno la tendenza a licenziare gli over 50 (61,9%), mentre nelle piccole aziende gli ultracinquantenni appiedati sono il 27,6%.

A soffrire è sempre il settore edile. Sul totale degli iscritti nelle liste di mobilità il 23,4% lavorava nel comparto edile. Tra i settori le cui aziende mettono più addetti in mobilità c’è poi il commercio che, con il 14,9% degli iscritti totali, supera i servizi non altrimenti definiti da cui giungono il 12,2% dei lavoratori in mobilità. Seguono poi il settore meccanico (11,6%), i pubblici esercizi (9,6%) e i trasporti (7,4%). Tra i licenziati dalle medie e grandi imprese la fanno da padrone - secondo i dati diffusi dalla Cgil - quelli provenienti dal settore metalmeccanico (31,3%) seguiti dal commercio e dai trasporti, rispettivamente con il 12,6% e il 10,4%.

In generale in mobilità sono iscritti più uomini che donne (65,7% contro 34,3%), più italiani che stranieri (78,4% contro 21,6%). «La crisi - analizza la Cgil - colpisce però in proporzione più gli stranieri degli italiani, considerato che la percentuale di iscritti alla mobilità di origine straniera è più che doppia rispetto all’incidenza della popolazione non italiana (oggi al 9,2%) sul totale dei residenti in Trentino».

Dal 2009 i dati sulla mobilità sono in continuo peggioramento, nonostante quel primo anno di crisi fosse già stato segnalato come eccezionale per la gravità della crisi occupazionale.

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