In Trentino la ripresa si è fermata

La Banca d'Italia: calano gli investimenti e rallentano le esportazioni



TRENTO. La ripresa in Trentino si è fermata. Lo dice una ricerca della Banca d'Italia sulla situazione economica in regione. La ricerca è aggiornata a novembre e prende in esame un'ampia serie di indicatori, dalla produzione all'occupazione, dal credito alle esportazioni. In linea generale, la Banca, osserva che nella prima metà del 2011 sembra essersi interrotta la fase espansiva che aveva interessato il settore manifatturiero negli ultimi 18 mesi. Sono in netto rallentamento gli investimenti e le assunzioni. Il comparto delle costruzioni, che già era il settore più in crisi, ha frenato più di tutti gli altri, mentre il turismo ha continuato a presentare un andamento positivo, soprattutto grazie ai clienti stranieri. Nel mercato del lavoro la crescita dell'occupazione è stata sostenuta principalmente dalla componente femminile. Il tasso di disoccupazione continua a essere contenuto e il ricorso agli ammortizzatori sociali sta lentamente tornando sui livelli precedenti alla crisi.

L'industria. Gli indicatori congiunturali elaborati dall'Istat evidenziano un lieve incremento nel grado di utilizzo degli impianti che, però, si è accompagnato a una crescita delle giacenze dei prodotti finiti. Il tasso di crescita del valore della produzione dell'industria manifatturiera trentina è passato dal 20,4 per cento al 7,1 per cento. Il fatturato ha rallentato passando da un incremento del 13,5 per cento a uno dell'8,7 per cento nel secondo trimestre 2011. Un'indagine svolta direttamente dalla Banca d'Italia su 94 imprese industriali con sede in regione conferma, però, un miglioramento complessivo rispetto al 2010. La quota di imprese che prevede di chiudere in utile è salita rispetto a un anno fa di quasi 10 punti, passando al 55 al 63 per cento, mentre le perdite riguarderanno solo il 10 per cento delle imprese manifatturiere. Il fatturato è segnalato in aumento. A conferma di un forte rallentamento, però, c'è il trend degli ordinativi e delle vendite a partire da giugno. Il calo è di 3 punti. La maggiore incertezza sul quadro congiunturale è stata il fattore principale che ha spinto il 26 per cento degli intervistati a investire meno di quanto avevano programmato a fine 2010, mentre solo il 16 per cento ha investiti più del previsto. Inoltre, la metà del campione preso in esame prevede che nel 2012 la situazione peggiorerà ulteriormente.

L'export. Nel primo semestre dell'anno il valore nominale dei beni esportati è cresciuto rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, in particolare del 13,6 per cento in Trentino. Le esportazioni sono tornate al livello precedenti alla crisi. La crescita ha riguardato un po' tutti i settori con l'eccezione, per la provincia di Trento, del comparto dei macchinari che ha registrato un calo del 45 per cento. La crescita è stata sostenuta nel settore agricolo e in quello dei mezzi di trasporto. Le esportazioni verso i paesi dell'Unione europea sono simili sia a Bolzano che a Trento, invece in Alto Adige si registra un forte aumento dell'export verso l'Asia, mentre in Trentino l'incremento è debole, appena un 2,3 per cento contro il 37,6 dei nostri vicini. I dati più recenti, però, mostrano come le vendite all'estero stanno rallentando.

Edilizia. I dati della Cassa edile mostrano un calo delle ore lavorate dagli operatori del settore dello 0,6 per cento. In provincia di Trento, gli addetti sono scesi del 3 per cento.

L'occupazione. Nel primo semestre la dinamica occupazionale è stata positiva. Gli occupati sono aumentati dell'1,6 per cento. Il tasso dell'occupazione è arrivato a quota 66,3 per cento. Le donne occupate sono aumentate dell'1,9 per cento, più che in Alto Adige.













Scuola & Ricerca

In primo piano

Economia

Industria trentina: prosegue il calo delle assunzioni, allarme dei sindacati

I dati di ottobre dell'Agenzia del lavoro segnano un -13,8%, nei primi dieci mesi dell’anno i nuovi contratti nel manufatturiero sono scesi dell’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2023. La perdita è compensata da posti meno qualificanti nel commercio e nell'agrcoltura. Cgil Cisl Uil chiedono alla Provincia misure più mirati e efficaci per aiutare il settore in sofferenza