la prova

In sella alla bici condivisa Un’«e.motion» garantita

Il nostro test: «scalata» senza fatica su via della Pontara e «sprintone» in centro La batteria ti spinge fino a 26 Km/h e c’è anche l’app con la mappa dei parcheggi


di Luca Marognoli


TRENTO. In bicicletta ci si sente sempre un po' bambini: figuriamoci se il nostro velocipede-hi tech ha la “pedalata assistita” e si possono impostare ben tre velocità, con in più la chicca del pulsante che ti dà la “spintarella” alla partenza o nei momenti di fiacca. Per divertirci davvero - con la scusa di testare a fondo il mezzo meccanico della “e.motion”, il servizio di bike sharing trentino - abbiamo affrontato il piccolo Gran premio della montagna in cima a via della Pontara a 13 all'ora, senza doverci neppure alzare sui pedali. E in via Prepositura ci siamo concessi anche un piccolo sprint - di fronte ai sorrisi e alla curiosità di chi aspettava l'autobus alla fermata - giusto per far comparire sul display il numero “29”. Volevamo vedere “l'effetto che fa” superare il limite dei 26 chilometri orari per il quale le bici condivise sono tarate: nessuna violazione del Codice, perché oltre quella velocità il supporto elettrico ti molla ma nessuno impedisce che tu ci metta del tuo, anche se il veicolo è piuttosto pesantino per improvvisarsi Cavendish.

Per la partenza del nostro test non potevamo che scegliere piazza Mostra, dove proprio ieri si teneva il “Bike day e.motion”, occasione offerta alla cittadinanza per conoscere il servizio di “trasporto urbano integrato su due ruote”. Assistiti da Marcello Pallaoro, direttore dell’ufficio Infrastrutture ciclopedonali della Provincia, sbrighiamo le operazioni preliminari: passiamo la tessera sul lettore, la colonnina emette una serie di “bip” e il led che indica l’entrata in servizio lampeggia, poi si ode il “clac” di sblocco del perno di ancoraggio e possiamo sganciare la bici. Prima di partire, regoliamo l’altezza del sellino, controlliamo sul display che la barra della batteria sia carica e impostiamo il “contributo elettrico” che ci serve. «Negli ambiti urbani suggeriamo di metterlo sul “2” - dice Pallaoro - che ti spinge fino ai 20 chilometri l’ora». Tutto il resto è come su una normalissima bicicletta: cambio a 7 velocità e freni a disco con comando idraulico.

Pronti - via: si parte. “Superata” agevolmente la rampa della Pontara, “picchiamo” su piazza Venezia, raggiungendo la locale stazione in 5 minuti. Doppiato il lavaman del sindaco, prendiamo via Barbacovi: il falsopiano si fa sentire, ma messa la “potenza” sul 3 sembra quasi di andare in moto e in un attimo siamo in piazza Vicenza. In 7 minuti la seconda tappa è completata: al cicloparcheggio delle Fogazzaro (come ci indica anche l’app “bicincitta”) ci sono solo 6 bici in sosta nei 24 stalli. Ci aspetta la lieve salita di via Gocciadoro: con la quarta marcia e la potenza sul 2 viaggiamo attorno ai 20 orari, ma se passiamo a 3 e mettiamo la sesta andiamo più veloce e facciamo meno fatica. Per scendere, però, il livello 1 asta e avanza: in via S.Croce le bici sono ben 12 su 18 stalli; molte meno (5) ne troveremo all’Università di Economia, 4 minuti dopo, finito lo slalom tra la folla di via Mazzini. In un baleno ci troviamo in via Torre Verde, ma le auto sono ferme per il passaggio del corteo pro-Daniza: siamo a 3 di potenza e il rischio di investire l’uomo-orso (un manifestante con tuta da Yoghi) è concreto. Meglio darsi una calmata: siamo al capolinea e il gioco è finito. Mentre lo Smart sax quartet del Conservatorio si esibisce e l’assessore Marchesi rientra dalla pedalata di gruppo organizzata dalla Fiab, riagganciamo la bici ad una colonnina e restituiamo la tessera prova. Ma prima di tornare in redazione chiediamo i moduli per abbonarci: la settimana prossima anche noi avremo la nostra.

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