il caso

In Regione collaboratori pagati con i voucher

Bezzi (Fi): «Ne abbiamo dovuti cambiare 6 o 7, giusto che siano regolarizzati». Mercoledì la proposta di Widmann ai capigruppo: sarà il consiglio ad assumerli


di Chiara Bert


TRENTO. Anche i collaboratori dei consiglieri pagati con i voucher, a ore. Succede in consiglio regionale. «Noi siamo in quattro consiglieri e ne abbiamo dovuti cambiare 6 o 7 nel 2016 per via dei massimali annuali che non si possono superare (2 mila euro all’anno, alzati a 7 mila in caso di una pluralità di committenti, ndr)», spiegaGiacomo Bezzi, capogruppo del gruppo Lega Nord-Forza Italia di cui fanno parte anche Claudio Cia e Manuela Bottamedi. Lo stesso hanno fatto i consiglieri Elena Artioli e Alessandro Urzì anche se - precisa - «per piccoli importi».

Il tema dei collaboratori dei gruppi era stato affrontato a dicembre dai capigruppo, quando il presidente del consiglio regionale Thomas Widmann (Svp) aveva proposto - per accorciare i tempi - un emendamento alla finanziaria regionale per consentire l’assunzione dei collaboratori direttamente dal consiglio. Soluzione accantonata, si è deciso di procedere con un disegno di legge e mercoledì prossimo, prima della seduta di consiglio, Widmann ha riconvocato i capigruppo per discutere della revisione degli interventi in favore dei gruppi consiliari regionali.

Oggi il consiglio concede ai gruppi un contributo di 5.670 euro all’anno per ogni consigliere e per le spese per il personale - su richiesta del capogruppo - altri 5.400 euro a consigliere (eccetto chi dispone di uffici di segreteria in giunta o uffici di presidenza). Risorse che non tutti i gruppi richiedono. Lo stanziamento complessivo a bilancio è di 600 mila euro all’anno.

Nella bozza di dicembre Widmann aveva ipotizzato di mettere a disposizione un collaboratore a tempo parziale (al 50%) per ogni consigliere senza segreteria: in tutto sarebbero 44 (su 70) ad averne diritto. Immaginando uno stipendio di 1400 euro la spesa per il consiglio salirebbe a 1 milione, addirittura a 1,7 milioni aggiungendo l’indennità di direzione che spetta ai segretari particolari (2150 euro di stipendio). In alternativa - aveva suggerito Widmann - si potrebbe prevedere uno stipendio più basso o un collaboratore part-time ogni due consiglieri, quindi al massimo 22 collaboratori, dimezzando in questo modo i costi.

A favore di un intervento in materia c’è un fronte trasversale, ma la materia è assai delicata: «La mole di lavoro - si legge nella bozza consegnata ai capigruppo - è svolta nell’esercizio delle funzioni di consigliere provinciale», del resto la Regione è stata esautorata di ogni competenza legislativa e i consiglieri provinciali hanno già i loro collaboratori.

Per Bezzi «è giusto intervenire»: «Con i voucher è complicatissimo, io sono favorevole a una proposta che regolarizza i collaboratori senza aumentare di un euro i soldi ai consiglieri. Ci sarebbe un collaboratore ogni due consiglieri. Oggi i regionali sono discriminati rispetto a quelli del consiglio provinciale, per tutelarli di più io sarei stato anche favorevole a un aumento della spesa, purché vada ai collaboratori».

D’accordo anche Gianpiero Passamani (Upt): «Con 5.400 euro a consigliere non si riesce ad assumere nessuno, c’è chi paga i collaboratori con i voucher. Meglio studiare una dotazione per fasce, secondo la numerosità dei gruppi, che regolarizzi il personale e dia dignità a questo lavoro». Alessio Manica, capogruppo del Pd, aveva già detto a dicembre di essere favorevole all’assunzione da parte del consiglio: «I collaboratori sono necessari all’attività dei consiglieri». «L’accordo che abbiamo raggiunto in capigruppo - ricorda oggi - è che il nuovo meccanismo non aumenti i costi attuali. Si potrebbe adottare il modello più simile al consiglio provinciale». Prudente il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti (Pd): «Visto che la riforma costituzionale è stata bocciata a Trento non è più necessario un disegno di legge. Quanto al consiglio regionale, serve attenzione perché prima o poi dovremo affrontare anche la proposta di iniziativa popolare delle Acli sul taglio delle indennità. Aumentare oggi non sta in piedi».

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