In millecinquecento per sessanta posti
Candidati da tutta Italia al test d’ingresso per le scuole d’infanzia: ci sono anche la giornalista siciliana e quattro uomini
TRENTO. A sorprendere sono le storie di vita si che nascondono dietro i millecinquecento iscritti al test d'ingresso alle scuole d'infanzia, prova di preselezione per il concorso pubblico che riserverà sessanta posti.
Tra i 1520 candidati distribuiti in settanta aule del Liceo Da Vinci, ci sono quelli che provengono da tutta Italia, ma anche la giornalista professionista occupata che da mesi non riceve lo stipendio; la ragazza che viene dalla Puglia, o l'insegnante maschio (in tutto saranno stati quattro) che rivendica il diritto all'insegnamento degli uomini nell'ambito della scuola d'infanzia. È Luca, originario di Bolzano, ma da due anni a Trento, che non ha mezze misure nel contestare la normativa del bando giudicata sessista: «Si dovrebbe parlare di quote blu in un concorso come questo, perché l'educazione dei bambini non deve essere “mammista”, ma aperta anche alla figura maschile. Purtroppo non siamo presi in considerazione, tanto che tutta la normativa è declinata esclusivamente al femminile, come se non fosse prevista una presenza maschile. Forse ci si è dimenticati che la figura del precettore è sempre stata prevalentemente maschile».
Sabrina che accompagna Luca è un'altra “insegnante a concorso” di Trento e considera l'affiancamento tra la figura maschile e quella femminile come una forma di equilibrio nell'educazione dei bambini. Sabrina viene dalla provincia di Foggia e dall'esito del concorso non si aspetta nulla di particolare: «Non cambierà molto e sarà comunque difficile trovare un posto. Studio da quando è uscito il bando, ma il programma è troppo vasto e non è davvero semplice doversi preparare su un po di tutto». Da Marsala arriva Chiara, giornalista professionista non retribuita, che punta al concorso: «Cerco di avere una vita con dei diritti, come oggi non ho e mi auguro che con questo concorso possa cambiare. Certo non sarebbe la mia professione, ma almeno potrei avere un reddito regolare». Simonetta, Katia, Mara e Ida “fanno gruppo” ed hanno una comune speranza che è quella della correttezza del concorso, sperano che le domande non siano state distribuite a qualcuno in anticipo e che la commissione giudichi in maniera neutrale: «E' la prima considerazione che abbiamo fatto quando abbiamo iniziato la preparazione, che è stato un periodo di sacrificio sia per noi che per le nostre famiglie. Studiamo da cinque mesi, ci siamo laureate o diplomate a partire dal 2008, ma non abbiamo ancora nessuna sicurezza». Il concorso è una speranza, ma non una certezza e questo è uno stato d'animo che accomuna quasi tutti i partecipanti. Che si guardano attorno: «Ma quanta gente c'è ?», si domandano restando perplesse di fronte a persone di tutte le età, in fila sotto la pioggia.
La situazione è tenuta sotto controllo con la presenza dei vigili del fuoco, le ambulanze della Croce Bianca e da una pattuglia di carabinieri presente all'ingresso. Fortunatamente non c'è stato bisogno di nessun intervento e tutto si è svolto regolarmente. Francesca viene da Avio ed è insegnante di scuola primaria, precaria di seconda fascia, ma anche lei non ha grandi aspettative, anche per la sproporzione tra iscritti e posti disponibili. E sul fatto che al concorso si possa partecipare da tutta Italia: «Mi sembra giusto e dovrebbe essere un'opportunità interscambiabile anche con altre città. In fin dei conti tutti cerchiamo di migliorare la nostra condizione». Il test era composto da cinquanta domande che spaziavano dalla pedagogia, alla psicologia ed al diritto; l'esito la prossima settimana.