In mensa un piatto su 4 finisce nel cassonetto
L’azienda sanitaria contro gli sprechi nelle scuole: un premio per chi risparmia. E nei menu c’è ancora troppa carne: in arrivo la «giornata vegetariana»
TRENTO. Troppi sprechi nelle mense scolastiche, troppa carne nelle mense dell’azienda sanitaria e troppo cibo spazzatura nei distributori automatici: ecco alcune linee operative indicate dall’azienda sanitaria che - se troveranno applicazione - ci faranno guadagnare risorse e salute. Almeno questa è la promessa dei tecnici della sanità trentina. In realtà quello sull’alimentazione nelle strutture pubbliche è solo uno dei capitoli del piano del piano provinciale della prevenzione sanitaria 2015-2018 approvato nei giorni scorsi dalla giunta provinciale, ma contiene indicazioni che riguardano moltissime persone. A cominciare dagli studenti e dai dipendenti pubblici che usufruiscono delle mense.
Gli sprechi a scuola
Tutto parte da uno studio condotto dalla Comunità della Vallagarina - condotto nel 2014 su sei mense scolastiche - che ha dato risultati sorprendenti: di tutto il cibo che viene servito agli studenti, il 23% finisce nel cassonetto. Una piccola parte non viene servita (7% per cento) e una percentuale superiore (16%) rappresenta il cibo che resta, per vari motivi, sul piatto dei ragazzi. L’esperimento - bilancia alla mano, per pesare il cibo in uscita dalle cucine e quello che rientrava dalle mense - ha dato risultati chiari: su 12,6 tonnellate di alimenti, 2,9 sono state buttate via: 891 chili non sono stati serviti e oltre 2 mila chilogrammi sono rimasti nel piatto. Tropi, anche perché non si tratta di una giornata sfortunata (anche i cuochi possono sbagliare) ma di un esperimento durato quattro settimane.
Mensa come Masterchef
L’azienda sanitaria - attingendo alle conclusioni della Comunità Vallagarina - ipotizza una gara tra scuole con una classifica per premiare chi riesce a ridurre gli sprechi e soprattutto una commissione mensa con la partecipazione di bambini e ragazzi, con l’obiettivo di coinvolgerli nell’educazione all’alimentazione ma anche di avere una valutazione sulla propria mensa, con voti da 1 a 4 per le pietanze servite. Una sorta di Masterchef scolastica. Ma attenzione: il diritto di voto spetta solo a chi ha assaggiato tutto il menu. Secondo il piano dell’azienda sanitaria queste novità potrebbero essere introdotte gradualmente nelle scuole trentine (a partire dalla Vallagarina) dal 2016.
Troppa carne in tavola
L’azienda sanitaria dichiara la lotta alla carne nelle proprie mense: una questione ambientale e di salute, si legge nel piano, dove non viene citato il risparmio. Ambientale perché la produzione di carne (insomma l’allevamento) comporta elevatissime emissioni di gas serra (pari a quelli prodotti dal traffico veicolare si legge nel piano dell’azienda) e ingenti consumi di acqua. Una questione di salute perché - si legge sempre nel piano - i consumi di carne raggiunti dagli italiani possono essere associati con sovrappeso, diabete, malattie cardiovascolari e tumore del colon retto.
Una giornata vegetariana
Che fare? L’azienda sanitaria ipotizza una giornata vegetariana nelle proprie mense aziendali, in cui non verranno serviti i 130 chili di carni bianche, i 50 chili di carne bovina e i 140 chili di carne suina che vengono consumati quotidianamente. Un risparmio - si legge nel piano - di 4,8 tonnellate di anidride carbonica in un solo giorno, pari a quella prodotta da 980 automobilisti italiani. E un risparmio annuale di 74 milioni di litri d’acqua, pari a 30 piscine olimpioniche da 8 corsie. Anche in questo caso l’avvio del progetto avverrebbe gradualmente a partire dal 2016.
Cibo e bevande spazzatura
L’azienda lo chiama “cibo spazzatura” e il riferimento è ad alcuni alimenti e bevande contenuti nei distributori automatici. Vanno eliminati: la via della salute, sono convinti all’azienda sanitaria, passa anche da qui.