LA RIPARTENZA

In arrivo le messe a numero chiuso 

Verso la ripresa delle celebrazioni. Tecnici al lavoro nelle parrocchie per stabilire la capienza delle chiese nel rispetto delle distanze Ogni comunità dovrà stabilire le regole per l’accesso, si ipotizzano anche posti a prenotazione. Tanti dubbi sull’ipotesi delle messe all’aperto 


Andrea Selva


Trento. La messa sarà a numero chiuso, l’unico modo possibile per rispettare le distanze all’interno delle chiese trentine, posto che le messe all’aperto (soluzione che comunque non viene esclusa a priori) comportano una serie di complicazioni. Ma quanti saranno i fedeli ammessi alla celebrazione della domenica? E chi saranno? Su questo le parrocchie hanno ricevuto alcune linee guida dalla Diocesi e sono al lavoro in piena autonomia, a partire dalle questioni tecniche: ogni parroco (con l’aiuto di geometri o tecnici che sicuramente nelle comunità trentine non mancano) dovrà prendere il metro e studiare il modo migliore di accogliere i fedeli. Le possibilità sono tante: eliminare alcuni banchi, disporli in maniera diversa, ma il risultato sarà comunque una riduzione drastica dei partecipanti alla messa. Il numero massimo - già stabilito - per le celebrazioni in Duomo è impressionante: appena 90, per una chiesa che poteva contenere, seduti, 500-600 persone. In una chiesa di medie dimensioni come quella dedicata ai Santi martiri anauniesi ai Solteri ci staranno 35 persone. E in queste ore tanti parrocchiani stanno prendendo le misure agli edifici dove - nelle occasioni più solenni o festose - i fedeli erano abituati ad accalcarsi a stretto contatto di gomito: una situazione assolutamente impensabile per la ripresa delle celebrazioni fissata per il prossimo 18 maggio.

Chi potrà entrare?

Ogni parroco dovrà stabilire alcuni criteri per la partecipazione alla messa. L’ordine d’arrivo? L’ingresso solo su prenotazione? Ci potranno essere messe diverse per fasce di età, ad esempio quella per i bambini e quella per le persone anziane? Ecco alcune domande a cui le parrocchie dovranno rispondere.

Le messe all’aperto

Indicata come possibile soluzione dal ministero dell’interno, la celebrazione della messa all’aperto non convince le autorità religiose trentine perché comporta una serie di complicazioni: chi controlla il numero dei fedeli e le distanze? Per lo stesso motivo sarà improbabile (ma non è esclusa) la diffusione dell’audio all’esterno degli edifici. All’ingresso delle chiese invece ci saranno volontari incaricati di contare le persone, gli stessi volontari che dopo la celebrazione - norme alla mano - dovranno sanificare panche, banche, microfoni e tutti gli arredi che verranno utilizzati. Naturalmente sarà obbligatria la mascherina e la partecipazione sarà vietata a chi ha febbre o gli altri sintomi tipici del Covid.

La diffusione in rete

Le parrocchie dove già la messa veniva diffusa in rete continueranno a farlo, in modo da limitare l’accesso fisico delle persone in chiesa. Ma ci saranno anche parrocchie dove la ripresa delle celebrazioni potrà avvenire solo in un secondo momento, nel caso in cui non fosse possibile rispettare le misure di sicurezza.

Cambiano gli orari

Un’altra scelta che dovrà essere presa entro il 18 marzo è quella sugli orari e sugli edifici utilizzati per le messe, in particolare la domenica quando la partecipazione è maggiore: saranno sicuramente privilegiate le chiese di dimensioni maggiori, a scapito degli edifici più piccoli. I parroci sono pochi, le messe saranno celebrate dove sarà possibile la partecipazione maggiore.













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