In 200 al corteo contro il fascismo
Dai sociologi all’Anpi fino agli anarchici: «Stop ai picchiatori» In testa al gruppo uno dei tre ragazzi feriti nell’aggressione
TRENTO. «Non c’è spazio per i fascisti nelle nostre facoltà, nelle nostre strade e nelle nostre piazze. Quelli di Blocco studentesco hanno messo la maschera di democratici ma si sono rivelati dei picchiatori». Una ragazza del Collettivo di Sociologia scandisce al megafono i motivi della protesta. Sono le 15 più di duecento persone si sono ritrovate qui, in via Verdi, per il corteo organizzato martedì sera da un’assemblea spontanea nell’atrio del palazzo che fu la culla della contestazione studentesca del 1968. Di anni ne sono passati più di quaranta eppure le parole dei manifestanti, e gli slogan, sembrano quelli di allora o di un decennio dopo, quando la fantasia al potere aveva lasciato spazio al piombo.
Ieri l’altro non sono spuntate le P38, ma i bastoni, le cinghie e i tirapugni sì. Un giovane rimasto coinvolto per caso, oggi al centro del corteo, racconta a chi incontra quei momenti: «Sono arrivati inquadrati, a passo veloce, e hanno iniziato a picchiare. Io ero al bar Mozart e quando sono uscito ho visto un ragazzo a terra preso a calci e cinghiate da tre persone. Anch’io ne ho presa una in testa, abbiamo cercato di isolare uno degli aggressori in un vicolo ma poi è riuscito a scappare... E’ durato tutto pochi secondi: poi li ho sentiti gridare “andiamo, andiamo, ricompattiamoci” e sono scomparsi». Il giovane apre un fagotto di fazzoletti e mostra un paio di occhiali insanguinati: «Credevo che fossero di uno dei feriti, invece lui mi ha confermato che appartengono a chi l’ha picchiato. Mi ha anche riferito di avere riconosciuto uno del gruppo».
E proprio in testa al corteo, a reggere uno degli striscioni, c’è uno dei tre studenti finiti all’ospedale. Berrettino di lana sulla testa, è già stato dimesso e ha voluto esserci. «Preferisco non dire nulla», dichiara, confermando di sentirsi bene. Sul lenzuolo più grande c’è disegnato il volto di un uomo con il coltello fra i denti. Accanto, la scritta: “Ancora partigiani, ancora banditi: la Resistenza continua”. L’altro striscione aggiunge: “Mai un passo indietro: antifascisti sempre”.
E’ un corteo composito quello degli antifascisti: ci sono gli organizzatori di Trento Anomala, l’Assemblea degli studenti medi di Trento, l’Anpi rappresentato da Sandro Schmid, Rifondazione da Francesco Porta, il movimento Acqua bene comune da Francesca Caprini, il centro sociale Bruno da Stefano Bleggi e un gruppo che si firma “Anarchici e anarchiche insuscettibili di ravvedimento”. Da via Verdi i manifestanti passano per via Rosmini, via Prepositura, via Torre Vanga, via Torre Verde, via Alfieri e via Belenzani sostando davanti al rettorato per protestare contro l’ammissione della lista di Blocco studentesco. Altre tappe vengono fatte in piazza Duomo e piazza Fiera. Gli slogan sono dei più vari, contro il fascismo ma anche contro la polizia, i giornalisti e il magistrato Caselli, dai quali alcuni dei manifestanti si sono dissociati.
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