«Il Tribunale di nuovo a rischio»

L’allarme di Bondi (Ordine avvocati): il Ministero ha cambiato criteri, ma questa struttura è necessaria


di Giuliano Lott


ROVERETO. Con le novità legislative del governo Renzi, la sopravvivenza del tribunale di Rovereto torna a essere a rischio. Lo hanno spiegato i membri del direttivo dell’Ordine degli avvocati, a margine dell’assemblea di tre giorni che rinnoverà le cariche interne. «La cosiddetta regola “del 3” - che cioè servano almeno tre tribunali in regione per poter attivare la Corte d’appello e questo numero è mantenuto dall’esistenza dei tribunali di Bolzano, Trento e Rovereto - è saltata. Ciò non comporta un automatica chiusura di Rovereto - osserva il presidente uscente dell’Ordine Mauro Bondi - ma è evidente che la sua permanenza diventa comunque oggetto di discussione». Neanche a dirlo, gli avvocati ritengono che la struttura vada mantenuta. «Ma non è un discorso che riguarda la nostra comodità - obietta Bondi -, perché se tutti gli uffici giudiziari venissero accentrati a Trento per noi avvocati cambierebbe poco. Ma per una città come Rovereto significa un declassamento. Non è solo per il servizio, indispensabile per aziende e privati, ma anche per un criterio d’efficienza. Va ricordato nel piano di riordino dei tribunali, che Rovereto è da anni ai vertici delle graduatorie nazionali di efficienza, garantite anche da una celerità nel giudizio». «Oggi un processo per bancarotta si celebra in media a otto mesi dai fatti - spiega l’avvocato Andrea Tomasi -, mentre nel caso di Venezia, per fare un esempio vicino, mi è capitato di discutere un fallimento dichiarato 17 anni fa. É chiaro che i tempi della giustizia, rispetto alla situazione attuale, chiudendo Rovereto si allungherebbero».

Scorrendo i dati dell’assemblea, gli avvocati iscritti all’Albo (che comprende i legali di Rovereto, Riva e Arco)sono 203, dei quali 103 donne (in maggioranza: sono cambiati i tempi visto che la prima donna iscritta all’Ordine roveretano fu Rita Farinelli, nel 1980). Di quasi, 199 sono iscritti all’Albo ordinario, 3 a quello speciale e uno all’Albo docenti. I cassazionisti, con almeno 12 anni di professione alle spalle, sono 82 (50 uomini, 32 donne).Ma i praticanti sono sempre meno (solo 8 quelli iscritti l’anno scorso, con un calo di almeno un terzo rispetto al trend abituale). «Per noi è il segnale che molti neolaureati non credono più nella professione. Che oggi si può iniziare solo se mossi da grande spinte ideali, non certo dalle prospettive di lauti guadagni» dice Bondi. In aumento invece i clienti che hanno richiesto il gratuito patrocinio (173 nel 2014, contro i 159 dell’anno precedente), un altro segnale di crisi, che si somma ai maggiori costi per l’attivazione di una causa . Per quanto riguarda le statistiche sui procedimenti civili, calano ancora i fallimenti (-11.6%). «Ma non è un buon segnale, diciamo che oggi ci sono meno aziende sul territorio e conseguenza meno fallimenti» osserva Bondi, mentre aumentano i contenziosi. «A volte fare causa può diventare l’arma della disperazione» giustifica il dato il presidente dell’Ordine, mentre calano anche i dibattimento collegiali (8, rispetto ai 35 del 2013), un dato che dà fiato a chi vuole chiudere il tribunale.

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