Il Trentino è ufficialmente in deflazione
I prezzi a gennaio solo calati dello 0,3 per cento. Ad influire soprattutto la diminuzione del costo del petrolio
TRENTO. Il Trentino è in deflazione, come il resto d’Italia. Lo dicono i dati ufficiali dell’Ispat, l’istituto provinciale di statistica. I prezzi, invece di salire, calano. E questo non è un bene per l’economia. La deflazione, infatti, fa rima con stagnazione. I prezzi bassi storicamente non favoriscono i consumi, anzi. In genere i consumatori rinviano le spese di dimensioni consistenti perché si aspettano che i prezzi continuino a scendere e questo provoca una spirale verso il basso che deprime l’economia.
In Italia nel mese di gennaio 2016 l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie è calato dello 0,2 per cento rispetto al mese precedente, ovvero dicembre 2015, mentre ha fatto segnare un aumento dello 0,3 per cento rispetto al mese di gennaio 2015. Una situazione già preoccupante. In Trentino le cose non vanno meglio. C’è stata una diminuzione dello 0,3 per cento rispetto al mese di dicembre e un aumento dei prezzi dello 0,5 rispetto a gennaio 2015. Il tasso medio di inflazione è pari a meno 0,1 per cento.
Andando a guardare i prezzi dei singoli settori, si vede che il calo maggiore rispetto al mese precedente riguarda le spese per i trasporti. Rispetto al mese di dicembre 2015 c’è stata una diminuzione dell’1 per cento, rispetto a gennaio 2015 il calo è del 1,1 per cento. E’ ovvio che in questo campo influisce il calo del prezzo del petrolio, calo che ormai è costante da più di un anno a causa della politica di super produzione voluta essenzialmente dall’Arabia saudita per cercare di piegare la concorrenza dei produttori americani dello shale oil, ovvero il petrolio ricavato dalla frantumazione delle rocce di scisto che è notoriamente più costoso. Il calo del petrolio si riverbera anche sulla diminuzione delle spese per la casa.
E, infatti, questo è il secondo settore in cui si è registrato un calo: le spese per la casa, acqua, elettricità e combustibili hanno fatto registrare un calo dello 0,6 per cento rispetto a dicembre e dello 0,4 per cento rispetto a gennaio 2015.
Queste due settori sono di gran lunga quelli che influiscono di più sul paniere preso in considerazione per il calcolo dell’inflazione. In calo poi ci sono i prodotti alimentari e le bevande analcoliche che sono diminuiti dello 0,2 per cento rispetto a dicembre. Calo dello 0,1 per cento per l’abbigliamento e le calzature, infine calo anche per gli alberghi. Aumentano dello 0,3 per cento le comunicazioni e dello 0,2 per cento i servizi sanitari.