Il test: a Trento viviamo circondatidalle onde delle reti senza fili
Per scoprirle basta avere un telefonino dotato di tecnologia wi-fi e avviare la ricerca delle reti: in piazza Duomo - proprio davanti alla fontana del Nettuno - venerdì a mezzogiorno si ricevevano una quindicina di reti dai bar, dai ristoranti, dagli alberghi, dagli uffici e anche da uno studio legale con le finestre sulla piazza
TRENTO. Chi guarda con sospetto alle reti telematiche senza fili, preoccupato di non portarsi in casa pericolose radiazioni, sappia che - volente o nolente - in questi campi elettromagnetici ci sguazziamo tutti ogni giorno in ufficio, in strada e nei negozi. E’ il risultato di un test del nostro giornale: in piazza Duomo abbiamo trovato 15 reti e nemmeno l’ospedale fa eccezione. Ma gli esperti ci tranquillizzano: «Nessun pericolo».
Tutto è partito da una riunione di redazione in cui ha destato curiosità un nuovo auricolare senza fili, con tecnologia bluetooth: «Sei matto - ha detto un collega - così ti porti le radiazioni addosso, tra qualche anno magari te ne pentirai». Peccato che da quelle radiazioni non ionizzanti (questo il termine esatto) siamo comunque circondati: sono quelle emesse dai telefonini, ma anche dalle reti telematiche senza fili che spuntano come funghi in città. E i campi elettromagnetici delle piccole reti bluetooth (oltre all’auricolare ci sono quei bar che lanciano messaggini a chi passa per la via) sono in fondo alla classifica per quanto riguarda la potenza di emissione.
Tra gli impianti wi-fi non c’è solo Wilma (la rete per connettersi a internet lanciata dal Comune), non c’è solo Luna (la rete di un operatore privato) ma ci sono centinaia di altre reti diffuse negli uffici, nei locali pubblici, che entrano nelle case dei vicini e arrivano fino in strada.
Per scoprirle basta avere un telefonino dotato di tecnologia wi-fi e avviare la ricerca delle reti: in piazza Duomo - proprio davanti alla fontana del Nettuno - venerdì a mezzogiorno si ricevevano una quindicina di reti dai bar, dai ristoranti, dagli alberghi, dagli uffici e anche da uno studio legale con le finestre sulla piazza.
C’è chi questi campi li sopporta in ufficio: ad esempio all’interno del palazzo della Provincia in piazza Dante l’altra mattina - al secondo piano - c’erano cinque reti (quattro interne e una dedicata agli ospiti del palazzo) tutte alla massima potenza.
In tutti gli uffici dell’università di Trento ci sono almeno un paio di reti senza fili d’ateneo e anche all’ospedale Santa Chiara (per chi ha bisogno di essere rassicurato sui possibili danni alla salute) ci sono due reti: una dedicata alla trasmissione dei dati e l’altra alle trasmissioni voce. Tra gli uffici che abbiamo visitato - curiosità - ci sono anche quelli dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente dove - all’ultimo piano del palazzo con finestre su via Mantova - non abbiamo rilevato alcun segnale. Solo avvicinandosi alla finestra il telefonino percepiva una rete dall’esterno.
Liberi di non installare reti in casa propria, anche i più apprensivi devono rassegnarsi: con tutta probabilità gli arriverà in casa la rete del vicino. Le norme lasciano piena libertà di installarne in quantità, vista la ridotta potenza degli impianti. Si tratta di antenne che al massimo producono un campo elettromagnetico pari a quello di un telefonino. E il bluetooth del famoso auricolare senza fili? Quello - dati alla mano - produce emissioni cento volte inferiori.
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