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Il primo acuto è di Cipolletta: «Migranti, risorsa per la crescita»

Il presidente dell’Università: «Dobbiamo investire su di loro come seppero fare gli Stati Uniti». E Tito Boeri annuncia: «Nelle buste arancioni anche i dati sulla previdenza integrativa locale»



TRENTO. L'undicesima edizione del Festival dell'Economia di Trento si è aperta con un Innocenzo Cipolletta che ha singolarmente ribaltato il punto di osservazione da cui guardiamo alle migrazioni. Uno dei temi toccati è stato inevitabilmente questo, segno tangibile degli squilibri esistenti fra i territori. "Dobbiamo tenere presente - ha detto il presidente dell'Università di Trento - che spesso quelli che emigrano non sono i più diseredati, ma i più intraprendenti. Persone che hanno superato ostacoli fortissimi per migliorare le proprie condizioni di vita, e che possono essere una risorsa anche per i paesi che le accolgono. In fin dei conti è quello che è successo negli Stati Uniti d'America. Gli immigrati hanno creato attività, imprese. Perciò queste persone possono venire da noi, soprattutto se noi sapremo investire su di loro. Costruendo case, scuole, non campi di concentramento. Investendo in personale italiano per formarle. In questo modo possiamo avviare un ciclo che verrà anche a nostro vantaggio".

Il Festival, dedicato al tema "I luoghi della crescita", si è aperto ufficialmente ieri alle 18.30 nel "salotto" del capoluogo, piazza Duomo, con gli interventi del sindaco Alessandro Andreatta, di Tito Boeri, da sempre direttore scientifico dell'evento, dello stesso Cipolletta, di Gregorio De Felice, chief economist di Intesa San Paolo, dell'editore Giuseppe Laterza, e del governatore della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi. Molti i temi che si sono intrecciati nel corso di questa prima conversazione pubblica fra i principali soggetti promotori, moderata da Nunzia Penelope: dai fattori di crescita dei territori di maggiore successo nel contesto della competizione globale alle banche, dal capitale umano all'università, fino alle sperimentazioni, che quando hanno successo, possono uscire dalla dimensione locale e diffondersi nell'intero sistema-Paese.

La partecipazione di Boeri a questa nuova edizione del Festival non era scontata, visto l'incarico impegnativo che sta svolgendo come presidente dell'Inps nazionale. "Ma questo è l'unico altro incarico che ho voluto mantenere - ha detto - perché le riflessioni che nascono qui servono anche all'Inps. Ad esempio, noi abbiamo parlato a lungo, in una precedente edizione del fattore mobilità. In Italia abbiamo un sistema previdenziale che di fatto scoraggia la mobilità delle persone, e dobbiamo assolutamente cambiare questo orientamento. Insomma, il Festival, ma anche il territorio che lo ospita, sono un laboratorio significativo per tutto il Paese. Prossimamente l'Inps sottoscriverà un accordo con la Provincia autonoma di Trento su alcuni aspetti di welfare. Inoltre, grazie ad un accordo con la Regione, faremo una sperimentazione riguardante le famose 'buste arancioni', dove inseriremo anche le informazioni riguardanti il Pensplan, la previdenza integrativa locale. Ecco due esempi di come il Trentino sperimenta esperienze che poi potranno essere diffuse a livello nazionale".

Laterza, che con la sua casa editrice è fin dalla prima edizione uno dei "motori" del Festival di Trento, ha sottolineato come l'Italia abbia bisogno di maggiore fiducia in se stessa, di maggiore sicurezza riguardo ai propri mezzi e ai propri talenti. "Ci serve - ha detto - la convinzione che il Paese ha molte potenzialità nella misura in cui investe nella scuola, nella ricerca, nello sviluppo e quindi nella conoscenza. Lo vediamo anche qui al Festival, nelle persone che ogni anno lo frequentano". Tutto ciò nonostante i problemi ben noti; un acccenno è stato fatto fra gli altri al caso "Mondazzoli" e alle sue ripercussioni non solo nel sistema editoriale.

De Felice si è soffermato invece sui fattori che, dalla prospettiva di una grande banca, determinano l'attrattività di un territorio. "Credo - ha detto - che noi parliamo spesso di competitività delle imprese, senza tenere conto che le imprese non sono delle monadi, interagiscono fra di loro e con il territorio. Quindi una maggiore attenzione ai territori e alle città è essenziale. Nelle prime 250 del mondo per attrattività ci sono solo 2 città italiane, Milano e Roma. Che cosa conta? Logistica, costi, ma anche altri parametri importanti per i manager, come il welfare, le scuole per i figli, i trasporti. L'Italia però è fatta perlopiù di città non metropolitane. Il 60% del nostro fatturato viene da lì. Bisogna tenerne conto. In quanto al capitale umano, l'Italia ha pochi laureati in materie scientifiche, anche se ha dei periti tecnici bravissimi. Infine la digitalizzazione. Trento è un'eccezione, ma il livello di connettività in Italia ci pone al terzultimo posto in Europa".

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