Il popolo del Pdl: «Misure di sinistra»

La stangata divide i berlusconiani. Ma Silvio non si tocca: «Doveva agire»


Luca Marognoli


TRENTO. Chi avrebbe mai pensato che a dire quel «qualcosa di sinistra» che chiedeva Moretti alla fine sarebbe stato il «caimano» Berlusconi? Nessuno. Neppure lui, figuriamoci gli elettori. Il suo popolo, quello della Libertà, cerca di fare buon viso e di mandare giù la pillola senza fare troppe smorfie (Silvio non gradirebbe). «E' vero, questa manovra è un po' di sinistra», dice la pasionaria Povoli.

Lei però, coordinatrice dei Promotori della libertà, sembra onestamente convinta che si dovesse fare. «E' una manovra pesantina per una buona parte della gente», argomenta con addosso il grembiule da cuoca alla festa del Pdl di Malga Stramaiolo alta, 1.670 metri con vista sull'altopiano di Pinè. «Ma un'alternativa non c'era. Certo, avrebbero potuto fare di più: dimezzare i parlamentari. Se non si fosse messa di mezzo la Lega...».

Manovra "di sinistra": allora facciamo candidare Claudia Povoli nel Pd? «Grazie, ma preferisco restare in malga», sorride. Accanto a lei c'è una nota negoziante di Trento. «Non scriva il mio nome, per favore», premette. «Ma io a 80 anni pago ancora l'Inps e pure tanto. Ci chiederanno i soldi anche quando saremo sulla sedia a rotelle. La verità è che gli evasori esistono ma non li colpiscono mai». Anche qui sembra di intuire una larvata critica al governo.

Chi dice le cose in modo chiaro e ci mette la faccia è Luigi Negherbon, ex dirigente dell'Enel e garante del contribuente, ora presidente dei seniores del Pdl. «Di questa manovra non c'era bisogno», afferma. «La politica si è piegata ai cosiddetti "mercati", a questa finanza creativa che in realtà è bisca. Berlusconi, come Obama, si è inchinato a Standard & Poor's, che tre giorni prima del fallimento diede tre A a Lehman Brothers...». Allo stesso tavolo siede l'avvocato Mario Fedrizzi: «Perché gli autonomi devono pagare di più?», si chiede. La risposta se la dà da solo: «Perché pensano che siano disonesti...». Accanto al senatore Giacomo Santini c'è l'amico Luciano Tamanini, a capo della società Tamanini Hydro che realizza piccole centrali idroelettriche. Scendeva con la moglie dal rifugio Tonini e ha fatto tappa alla malga Stramaiolo. «La manovra andava fatta. Le imprese? Non le metterà in difficoltà: anzi, abolendo le festività infrasettimanali, consentirà una maggiore produttività». Poi un accenno ai costi della politica: «Scriva pure che mi associo all'appello lanciato dal Trentino».

Dietro di noi sentiamo risuonare una parola che fa paura: «sacrifici». «Sì le manovre li richiedono sempre», dice Giancarlo Pezzini. «Ma se è indispensabile, noi la accettiamo». Renata Bertotti fa dei distinguo: «Bisognerebbe colpire tutti però, anche gli inquilini Itea che evadono il fisco. E le ragazzine che prendono già la mobilità? Troppo comodo». Allarga le braccia Maria Teresa Trabaldo: «Tirare fuori i soldi non piace a nessuno, però quando uno affoga deve imparare a nuotare». Assolutorio verso il premier Renzo Vettori: «Berlusconi ha sempre detto che non avrebbe aumentato le tasse, ma oggi non si può fargliene una colpa». E Giuseppe Viola confessa: «Ero perplesso della prima stesura, ma ora sono contento che si intervenga su spese e consulenze». Non fa giri di parole Sergio Filippi: «Abbiamo mangiato e bevuto per anni senza renderci conto di quello che succedeva in giro. Inutile lamentarsi adesso».

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