«Il nostro futuro da sacerdoti»

In Duomo la presentazione ai fedeli di Massimo, Matteo, Andrea e Lorenzo


di Sofia Verza


TRENTO. Una giornata per presentare alla comunità la propria scelta di vita. Non è una scelta qualunque, però, quella fatta da Massimiliano Detassis di Trento, Matteo Franzoi di Lizzana, Andrea Pedrotti di Cognola e Lorenzo Iori di Biveno, che hanno partecipato al rito di ammissione agli ordini sacri in Duomo nella messa mattutina. Hanno infatti deciso di continuare nella già biennale esperienza della vita di seminario, per diventare tra 4 anni sacerdoti. Una risorsa importante, considerato che «i presbiteri nella nostra diocesi sono più che dimezzati in 40 anni - ha detto l’arcivescovo Luigi Bressan - e le religiose sono un terzo di quante erano negli anni Settanta». Con i seminaristi si è presentato, per il Diaconato permanente, Emanuele Lamacchia, della Comunità di "San Sisinio", di Cavalese.

Massimiliano è il più giovane dei quattro: 21 anni, subito dopo le superiori ha deciso di entrare in seminario. Appare però il più deciso, come se avesse già compiuto la scelta definitiva di fede e castità: «Per ora sono contento di ciò che sto vivendo», dice poi Matteo, 22 anni. «Nessuno ci giudicherà se ad un certo punto capiremo di aver sbagliato direzione. Ma per approfondire la propria vocazione e capire fino a che punto si spinge il passaggio obbligato è il seminario». Nell’immaginario collettivo i sacerdoti (o aspiranti tali) sono persone pacate o comunque diverse dal ragazzo gesticolante ed esplosivo che abbiamo davanti. «Ho sentito la cosiddetta vocazione nell’estate degli esami di maturità», continua, nel suo completo nero elegante come se stesse per partecipare ad una festa di gala. «Ma mi sono iscritto a Giurisprudenza. Mi piaceva moltissimo, ho trovato un gruppo di amici con cui vivevo ed una ragazza con cui stavo benissimo. Ma proprio di fronte a tanta felicità ho ricominciato a pensare a ciò che dentro di me non si era mai spento». Parla di una fortuna che gli sembrava un segno, una freccia ad indicare che la sua vita serena doveva essere coronata con qualcosa.

Lorenzo ha 27 anni ed era giardiniere: «Ho sempre amato la natura, in ogni sua manifestazione. In questo ho incontrato la mia fede. Nella realtà così perfetta che mi spingeva ad amare e ringraziare per essa». Un velo di imbarazzo si stende chiedendogli se le loro famiglie erano felici della loro scelta. Il più giovane risponde subito: «Certo. Sono felici perché vedono me felice». Gli altri due fanno un po’ di smorfie prima che uno dica: «I miei genitori l’hanno capito e ne sono contenti. Ma i miei fratelli no». Il quarto è indaffarato a salutare amici e parenti, ma uscendo un’amica gli dice: «Sono qui solo perché sei tu. Pazzo!».

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