«Il mio Abraham poteva essere salvato»

Il padre del ragazzo annegato a Riva critica i soccorsi, anche se ammette di aver dato l’allarme 10 minuti dopo il tuffo mortale



RIVA. Gilbert Kamenan non si rassegna alla morte del figlio quindicenne Abraham, annegato martedì nel lago ai Sabbioni, anche perché è convinto che il ragazzo poteva essere salvato, se solo i soccorsi fossero stati più rapidi. Poco conta che lui stesso affermi di aver dato l’allarme «una decina di minuti dopo che Abraham non era riemerso dal tuffo». Un intervallo di tempo già troppo lungo per sperare che il figlio fosse ancora vivo. Il fatto è, aggiunge disperato, «che non sono stato creduto, hanno continuato a chiedermi: ma è sicuro che si sia tuffato? Quando si allontana chiede il permesso?». «Ho visto Abraham tuffarsi e nuotare benissimo in mezzo a tanti altri bambini, ho scattato qualche foto» - racconta Kamenan. «Quando mia moglie ha visto la sorellina da sola sulla piattaforma mi ha chiesto di andare a vedere. Mia figlia mi ha detto che Abraham non era riemerso e mi ha indicato il punto esatto dove si era tuffato. Mi sono spinto in acqua per cercarlo e poi ho avvertito i bagnini».

Mentre il padre cerca una giustificazione all’immane tragedia che ha colpito la sua famiglia, la magistratura non ha il minimo dubbio. La morte di Abraham Kamenan purtroppo ha una spiegazione talmente semplice da renderla ancora più dolorosa e inaccettabile. Il quindicenne padovano, originario della Costa d'Avorio, dove viveva fino a qualche mese fa assieme alla madre, è rimasto vittima del pericolo più insidioso per chiunque decida, subito dopo aver consumato un pasto, anche se leggero, di entrare in acqua, soprattutto in quelle abbastanza fredde e profonde del Garda. Il ragazzo è stato stroncato da uno choc termico, una congestione velocissima, probabilmente iniziato durante la prima nuotata, avvenuta vicino agli scogli, sotto l'occhio attento del padre, e che ha raggiunto il suo culmine quando lo sfortunato ivoriano si è tuffato dalla piattaforma galleggiante, l'attrazione preferita dai turisti che affollano la spiaggia rivana. Abram è balzato in acqua, guardato dalla sorellina, intorno alle 15, dopo aver mangiato un panino al formaggio in compagnia della sua famiglia, e non è più riemerso: il suo corpo privo di vita è tornato a galla un'ora abbondante più tardi, trasportato a braccia dai vigili sommozzatori del corpo permanente di Trento, aiutati nelle operazioni di ricerca dalla Squadra nautica del Commissariato di Polizia, dalla Capitaneria di Porto e dagli addetti di Spiagge Sicure, supportati a terra dal personale del 118, compreso il medico rianimatore sceso a Riva con l'elisoccorso. Il Pubblico ministero di Rovereto non ha ritenuto necessaria l'autopsia.

Contro la piattaforma, intanto, ieri è cominciata a montare una sorta di protesta, soprattutto su Facebook, da parte di alcuni bagnanti altogardesani che si interrogano sulla fruibilità di queste attrezzature da parte dei bambini. In mattinata dovrebbe giungere il nullaosta alla sepoltura. Poi toccherà al papà Gilbert decidere il da farsi, ovvero se portare la salma del povero figlio a Padova oppure organizzare il trasferimento nella sua terra natale.













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