Il ministro Balduzzi: «Sulla protonterapia decidiamo assieme»

«Coordinamento nazionale sul futuro bacino d’utenza» L’assessore Rossi: collaboreremo anche con Innsbruck


di Paolo Morando


TRENTO. La visita è a passo di marcia, poco più di mezz’ora. Metà della quale però servita all’assessore provinciale Ugo Rossi e al direttore dell’Azienda sanitaria Luciano Flor per illustrare all’illustre ospite i numeri di eccellenza della sanità trentina rispetto ai dati nazionali, a partire dalla mortalità infantile (più bassa) e dall’aspettativa di vità (più alta). E al professor Renzo Leonardi, il “padre” del futuro Centro per la protonterapia, per spiegare in sintesi il funzionamento della sua creatura, con slide che in effetti molto dicono circa la sua minore pericolosità, rispetto alla tradizionale radioterapia (in termini di intensità della ionizzazione sui tessuti sani), nella cura dei tumori.

Il ministro della Salute Renato Balduzzi ha osservato il tutto senza fare una piega, addentrandosi poi appunto a passo di marcia nel cuore della gigantesca struttura che sta sorgendo a Trento sud, a due passi dalla rotatoria per Ravina, soffermandosi davanti al “ciclotrone” (l’acceleratore di particelle), la linea di trasporto e la cosiddetta “camera rotante”, fenomenale macchinario quest’ultimo che ricorda una celebre scena di “2001: odissea nello spazio” (vedi foto grande). Prima, poche parole. Ma pesanti: «Conoscevo già bene la sanità trentina, non però questa struttura, il cui impatto si può apprezzare solo osservandola da vicino. La mia curiosità è forte. In un’ottica di razionalizzazione delle risorse si tratta di una spesa ingente, ma si devono evitare gli estremismi: in questa fase di difficoltà sarebbe un errore accantonare l’innovazione e concentrarsi sulle sole risorse che già abbiamo, ma altrettanto sbagliato sarebbe far nascere imprese come questa senza un coordinamento, al di fuori di un programma nazionale. La crescita va programmata, con passi lunghi quanto la gamba. Senza pensare che ora ogni territorio di 500 mila abitanti ipoizzi di crearsi un centro per la protonterapia. Si dovrà ragionare tra Ministero, Regioni e Province autonome sul futuro bacino d’utenza». E l’assessore Rossi, al suo fianco, ha prevenuto ogni ulteriore domanda spiegando che «la presenza del ministro è finalizzata proprio a far sì che questo centro entri a far parte del Sistema sanitario nazionale», lanciando anche l’amo di una possibile collaborazione transfrontaliera, dopo quella per i trapianti, con la clinica universitaria di Innsbruck. Poi via, tutti di corsa nei meandri del cantiere, per consentire al ministro di visitare successivamente, all’aeroporto Caproni, anche il Nucleo elicotteri del 118, dove ha anche assistito dall'alto - prendendo il volo per pochi minuti - alla simulazione di un’operazione di soccorso, portata a termine su uno dei nuovi Agusta Westland.

L’avanzamento dei lavori procede senza particolari intoppi, il ritardo rispetto alla tabella di marcia è di poco più di un mese: altrove, è stato anche di due anni. Quando sarà pronto, a fine 2013 (ma entrerà a regime tre anni dopo), il Centro trentino per la protonterapia sarà l’unico in Italia, e tra i pochi dei circa 40 in tutto il mondo ad essere gestito da mani pubbliche. Lo sottolinea il professor Leonardi, che ha diffuso anche una lettera giuntagli da Uppsala, in Svezia, dove pure sono alle prese con un progetto analogo, ma con tempi più lunghi. E tra mille complimenti chiedono, gli svedesi, di poter assistere con propri tecnici allo start-up del Centro trentino. Il che, vista l’attuale reputazione italiana nel mondo, non è cosa da poco. Il costo del progetto ammonta a quasi 97 milioni alla consegna, pari al 90% del totale, il restante 10% verrà rateizzato per 10 anni: risorse, precisa Leonardi, mai sottratte a capitoli di spesa relativi alla sanità, bensì nell’ambito di investimenti per l’innovazione. Un domani i pazienti saranno tra i 750 e gli 850 all’anno, con il centro operativo per 16 ore al giorno dal lunedì al venerdì a 8 il sabato. Un ciclo di terapie, che dura alcune settimane, oggi in una clinica privata di Boston costa 120 mila dollari. Qui, casomai, il problema sarà soddisfare tutti: «Dal giovane di origini straniere - spiega Leonardi - al trentino sessantenne malato di tumore alla prostata». Già, chi deciderà le priorità?

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DELLA VISITA DEL MINISTRO

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