«Il marketing? Ok, ma la montagna ha le sue peculiarità» 

L’assessore Bungaro nelle vesti di organizzatore di eventi distingue tra i concerti da dj e i Suoni delle Dolomiti


di Fabio Peterlongo


TRENTO. «Ice Dome, un modello per coniugare ambiente e cultura. No alla “svendita” della montagna agli interessi commerciali. Si punti sulla bellezza del silenzio e del cielo stellato, come avviene in Giappone». Così Corrado Bungaro, assessore all'ambiente del Comune di Trento, qui interpellato nella sua veste privata di artista e organizzatore di eventi, commenta il dibattito sul futuro della montagna che si è articolato sulle nostre pagine. Si discute dell'Ice Dome, l'igloo sul ghiacciaio Presena dove si ospitano concerti, della richiesta di Audi di portare in elicottero una vettura sulla cima delle Dolomiti per girarvi uno spot, dei grandi eventi musicali e sportivi.

Bungaro, si fronteggiano due modelli: da una parte i concerti dance che attirano a 2000 metri migliaia di persone, dall'altra iniziative più delicate come “Suoni delle Dolomiti”. Quale modello sceglie?

Non mi trovo in linea con chi propone il dj da discoteca. Si tratta di un genere di evento che si può ospitare in una città. Iniziative come “Suoni delle Dolomiti” e i concerti sull'Ice Dome in Presena sono al contrario preziosi per valorizzare la montagna.

La Sat contesta l'Ice Dome, ritenendolo pericoloso per l'integrità del ghiacciaio Presena. Qual è il significato di quest'opera?

L'Ice Dome è un igloo come quelli che fanno gli eschimesi. Non ha nessun impatto sonoro sull'ambiente circostante perché l'insonorizzazione è perfetta. L'idea nasce da Tim Linhart, l'artista americano che ha creato questo format basato sul ghiaccio. La sua volontà è di usare l'arte per produrre consapevolezza nel pubblico sull'emergenza dei cambiamenti climatici.

Chi contesta il modello dominante di “sviluppo” della montagna sottolinea come esso abbia sottratto il silenzio e la notte stellata, a causa dell'inquinamento luminoso. Che cosa ne pensa?

I giapponesi “certificano” i silenzi. Dicono al turista: il benessere nasce non solo dalla bellezza visiva, ma anche uditiva. Così individuano le mete del silenzio, promuovendole. Non chiedo certo un silenzio “integrale” perché sulle montagne del Trentino ci sono i centri abitati e le attività della popolazione, ma questo tema va preso in considerazione. Sono dalla parte di chi chiede di poter vedere la notte stellata. D'altra parte anche chi chiede di sciare di notte può rivendicare questa possibilità, ma entro certi limiti. La città è la città, con le sue luci e i suoi rumori, mentre la montagna è la montagna.

Un altro fronte è quello dell'uso della montagna per il “marketing”. Pensiamo alla proposta pubblicità di Audi, dove le Dolomiti sarebbero un semplice fondale, privo di storia e peculiarità. Qual è l'impatto culturale di queste iniziative?

Sullo spot di Audi, sottoscrivo l'idea degli ambientalisti. Posso capire l'idea del creativo che ha ideato la pubblicità, ma mi sembra forzata. Il tema dell'automobile in montagna è centrale. Vorrei che si promuovesse l'idea di raggiungere a piedi i luoghi degli eventi in alta quota. Come avviene all'Ice Dome: si seguono i sentieri, poi ci si siede a terra e si gode di una performance con amplificazione minima, a batteria.

Che cosa può fare la politica? Ha notato un cambio di direzione con la nuova giunta provinciale?

Il problema è che siamo mossi esclusivamente dal mero interesse commerciale. Occorre trovare un punto di equilibrio tra le diverse istanze. Vanno discussi i singoli eventi e la programmazione, per valutarne la portata culturale, l'impatto ambientale e il ritorno economico. L'assessore Failoni ha detto di voler confermare “Suoni delle Dolomiti”, è una buona notizia, speriamo si continui a sperimentare.















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