«Il legno può rilanciare la Valsugana»
Fiore Terragnolo: «Va sviluppata una filiera produttiva che possa coinvolgere scuola, imprenditori, Comuni e Provincia»
BASSA VALSUGANA. Una filiera del legno in Valsugana. L'82enne Fiore Terragnolo, ex sindaco di Scurelle ed ex presidente del Comprensorio, torna a insistere sulla questione. E lo fa con in mente un progetto da 35 milioni di euro, che sarà portato avanti da una consulta formata perlopiù da imprenditori locali. Un progetto basato su tre punti: segheria, centrale a biomassa e scuola professionale. Legno quale futuro per l'economia della valle, per connotarla, per dare occupazione ai tanti disoccupati e cassintegrati ma anche ai giovani studenti. Ne aveva parlato anche lo scorso 9 marzo, in occasione dell'incontro organizzato a Spera tra i vertici provinciali e gli imprenditori della valle. Allora accennò ad un polo tecnologico del legno ottenendo l'appoggio dell'assessore Olivi, per il quale legno, meccanica e alimentare sono le tre grandi vocazioni del territorio su cui investire.
«Non partiremmo da zero, a Castelnuovo c'è un'azienda, la X-Lam Dolomiti, che realizza case prefabbricate in pannelli di legno», spiega. Ma quale è il progetto? «Riuscire a creare una filiera che dal bosco, passando per una segheria, arrivi alla falegnameria e quindi alla realizzazione e al montaggio di un edificio. In questo modo ci sarebbe bisogno di boscaioli, trasportatori, montatori e altro. Si darebbe lavoro a molte persone in un settore dove al momento non si sente la crisi», aggiunge.
«Bisogna partire dalla scuola, dalla formazione. Serve gente specializzata. A Spera avevo indicato le caserme di Strigno, recuperandole. Ma si può pensare anche a Borgo dove già si trovano le scuole superiori, oppure alle Spagolle: lì ci sono molti ettari. Comunque non troppo distante dalla segheria, perché la scuola non è fatta di sola teoria, serve molta pratica», spiega l'ex sindaco. Già, la segheria, il secondo punto. «Potrebbe trovare sede nell'ex Valverde, negli spazi non occupati dalla X-Lam. Ci sarebbe anche il posto per depositare il legname e in questo modo tutta la lavorazione sarebbe concentrata in un unico sito produttivo», precisa Terragnolo. Infine una centrale a biomassa «Dove bruciare tutti gli scarti, il cippato. Si produrrebbe energia elettrica e acqua calda. Potrebbe essere realizzata a Borgo e rifornire scuole e ospedale, così da consumare tutto quello che produce - prosegue -. Una centrale mista pubblico-privata, con la partecipazione della Provincia in proporzione all'interesse». Una macchina che parte dal bosco, dai Comuni. «Hanno molto legname che la segheria potrebbe acquistare. Servirebbero gli scarti di tutti per far funzionare la centrale, alla cui costruzione i Comuni potrebbero partecipare come soci. Qua tutto viene portato via, i piccoli frutti a S. Orsola, l'uva nelle cantine di Trento, il latte al caseificio di Trento. Almeno gli scarti del legno rimangano qui». L'intero progetto sarà portato avanti da un comitato e ci sono già diverse persone interessate. «Serve capitale pubblico e privato. Di molti soldi, ma pensiamo al collegamento con Passo Rolle in Primiero, agli impianti Pinzolo - Campiglio, solo per citarne alcuni. In Valsugana invece non si è fatto nulla: è l'occasione per colmare questo squilibrio» conclude Terragnolo.
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