Il governo impugna le norme sull’Icef

L’esecutivo contesta alla Provincia l’applicazione, in contrasto con l’Isee, per il ricalcolo del canone negli alloggi pubblici



TRENTO. Il governo Renzi impugna la legge finanziaria di assestamento 2014 della Provincia di Trento. Nel mirino c’è l’applicazione dell’indicatore Icef, che valuta la condizione economica familiare, per rideterminare il canone d’affitto negli alloggi pubblici in corso d’anno. Una mossa a sorpresa, ammettono in Piazza Dante: l’impugnativa non doveva essere all’ordine del giorno del consiglio dei ministri di ieri.

Eppure nel primo pomeriggio le agenzie di stampa battono la notizia: su proposta del ministro per gli Affari regionali e le autonomie Maria Carmela Lanzetta, il consiglio dei ministri ha esaminato ventisei leggi regionali e delle Province autonome. Alla fine l’impugnativa alla Corte costituzionale scatta per diverse leggi della Regione Abruzzo, per una legge della Regione Toscana e un’altra della Basilicata. Ma c’è anche la Provincia di Trento: oggetto la legge 1 del 22 aprile 2014, «Disposizioni per l’assestamento del bilancio annuale 2014 e pluriennale 2014-2016 della Provincia (legge finanziaria di assestamento 2014)».

La contestazione. Secondo il governo la legge in questione contiene disposizioni che contrastano con l’articolo 117 della Costituzione, là dove stabilisce che «lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». La contestazione riguarda l’edilizia abitativa, in particolare l’utilizzo da parte della Provincia dell’Icef (indicatore della condizione economica familiare) per ricalcolare l’affitto di un alloggio pubblico per chi, in corso d’anno, dimostra un’invalidità permanente riconosciuta pari o superiore al 75% e nel caso di uscita di un componente dal nucleo familiare a seguito di un provvedimento di separazione dell’autorità giudiziaria. Per il governo l’Icef contrasta con la normativa Isee applicata a livello nazionale per valutare la situazione economica per l’accesso ai livelli essenziali nelle prestazioni sanitarie e di welfare.

La reazione della Provincia. La giunta resisterà all’impugnativa sul piano giudiziario. «Sul campo arato dallo Stato, quello dei livelli essenziali delle prestazioni, nulla da eccepire - sintetizza Fabio Scalet, dirigente del dipartimento affari istituzionali e legislativi - ma sui campi liberi, quelli che riguardano benefici erogati dalla Provincia, siamo titolati ad agire con le nostre regole». Anche altre Regioni hanno adottato indicatori propri, che si discostano dall’Isee, per prestazioni di welfare che esulano dai casi normati a livello nazionale. E la stessa Provincia di Trento aveva pronta una “memoria” per motivare all’esecutivo l’applicazione dell’Icef. La mossa di ieri del consiglio dei ministri ha però spiazzato tutti. Nella sua impugnativa il governo riconosce che la norma che istituisce l’Isee è precedente alla riforma del Titolo V, ma aggiunge che la definizione dell’Isee quale livello essenziale può considerarsi implicita nella definizione originaria di strumento di valutazione nazionale. E a supporto cita una sentenza del 2012 della Corte Costituzionale che definisce l’Isee «l’indicatore idoneo a costruire un reddito utilizzabile come soglia per l’accesso a prestazioni agevolate di assistenza sociale». Per ora lo scontro riguarda solo i canoni d’affitto. Ma non è affatto escluso che si possa estendere ad altre prestazioni, a partire dal reddito di garanzia.

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